Massacri del 2002 nel Gujarat: le responsabilità del governo locale
di Nirmala Carvalho
Un rapporto riservato mette in luce il ruolo del primo ministro del Gujarat nei massacri interreligiosi del 2002. Scontri fra indù e musulmani portarono alla morte o alla scomparsa di oltre 1500 persone. Cedric Prakash, del centro “Prashant”: “Qualche cosa deve essere fatto subito per assicurare giustizia alle vittime”.

Mumbai (AsiaNews) – I massacri avvenuti nel 2002 nel Gujarat, forse fra i più gravi negli ultimi anni, sono avvenuti anche a causa del ruolo passivo e partigiano del premier del Gujarat, Narendra Modi. E’ questo il risultato di un rapporto della Special Investigation Team (Sit) reso noto da due giornali, Tehelka e Headlines Today. La relazione di 600 pagine non inchioda completamente Modi, a quanto pare per mancanza di prove dirette che lo colleghino ai massacri; ma appare comunque come un serio colpo all’immagine di Modi come abile amministratore, e uomo di buon governo.

Il 27 febbraio 2002 a Godhra City, nel Gujarat, il Sabarmati Express fu bloccato e attaccato da una folla di musulmani. Almeno 58 passeggeri indù, in gran parte donne, bambini e anziani che tornavano da un pellegrinaggio a Ayodhya morirono bruciati. L’attacco scatenò una reazione violenta in cui 790 musulmani e 254 indù furono uccisi; 253 persone furono considerate disperse, e 523 luoghi di culto, fra cui tre chiese furono danneggiati. 27901 indù e 7651 musulmani furono arrestati.

Il rapporto del Sit punta l’indice contro Modi per non aver preso provvedimenti verso giornali che incitavano alla violenza interreligiosa. Inoltre nell’agosto del 2002 responsabili del governo guidato da Modi ingannarono la Commissione elettorale, fornendo un’immagine di normalità dello Stato, in cui invece stava crescendo la tensione fra i due gruppi. A dispetto degli attacchi compiuti contro i musulmani, il primo ministro ha cercato di mascherare la serietà della situazione. Inoltre la posizione di Modi appare partigiana e faziosa, in un momento in cui lo Stato era lacerato da violenza interreligiosa. Fra l’altro, non ci sono registrazioni, documentazione o minute dei meeting per la difesa della legge e dell’ordine che il governo avrebbe dovuto tenere durante gli scontri. Modi, afferma il rapporto, tenne “un atteggiamento discriminatorio” non visitando le zone colpite ad Ahmedabad, dove molti musulmani furono uccisi. E la posizione politica del governo ha pesato nella scelta dei giudici incaricati dell’inchiesta.

Cedric Prakash, gesuita e direttore del centro per i diritti umani “Prashant” di Ahmedabad, commenta ad AsiaNews: “Le rivelazioni di Tehelka sul rapporto del Sit confermano quello che la maggior parte degli intellettuali e operatori sociali e cittadini hanno costantemente affermato: il ruolo di Modi nei massacri del Gujarat è indubitabile. Il problema è: perché il Sit sta dormendo? E perché la Corte suprema non ne prende atto? Qualche cosa deve essere fatto subito per assicurare giustizia alle vittime”.