Sacerdote pakistano: I cristiani sono a rischio. Un giovane torturato e ucciso
di Jibran Khan
Gli incidenti contro i fedeli, soprattutto nel Punjab centrale, aumentano a un ritmo allarmante. La polizia e la magistratura “coprono” delitti e soprusi per timore dei signorotti musulmani locali. Un giovane ucciso dai datori di lavoro, e la polizia non voleva accettare la denuncia del padre.

Lahore (AsiaNews) – La situazione dei cristiani in Punjab diviene sempre più critica. E’ quanto denuncia ad AsiaNews padre Joseph Xavier, di Lahore. “Gli incidenti contro i cristiani stanno aumentando a un ritmo allarmante. Il Punjab centrale è l’area più colpita. Negli ultimi tre anni ci sono stati più di 35 incidenti, e la maggior parte di essi non è stata denunciata, a causa dell’influenza che i signorotti locali hanno nelle rispettive zone, e all’influenza dei parlamentari locali. Hanno in mano polizia e magistrati; girano liberamente dopo aver ammazzato o rubato. Questo problema richiede un’attenzione speciale, altrimenti questo fenomeno diventerà ancora più frequente. I cristiani non sono sicuri, molti sono forzati a convertirsi all’islam per salvarsi. Inoltre se il ministero per le Minoranze sarà abolito, quale diventerà la posizione delle minoranze in Pakistan?”.

L’episodio più recente riguarda un giovane, ucciso dai suoi datori di lavoro, musulmani; che sono stati denunciati, in seguito a proteste pubbliche, dopo che la polizia si è mostrata per vario tempo restia a occuparsi del caso. Imran Masih, di 24 anni, residente a Ghakkar Mandi Gujranwala, è stato ucciso dai datori di lavoro; che sostengono che avrebbe commesso suicidio. Imran Masih, sposato da otto mesi, lavorava come autista per due musulmani, Bashir Ahmed Cheema e Munir Ahmed Cheema. In precedenza lo stesso lavoro era svolto dal padre di Imran, Lal; che per ragioni di età lo ha passato al figlio.

Il 5 febbraio Imran non è riuscito ad andare a lavorare perché si sentiva male. Il giorno successivo è andato al lavoro. Sembra che ci sia stato uno scontro verbale con Munir Ahmed Cheema. E subito dopo Imran è stato attaccato e ucciso. Munir Cheema ha chiesto aiuto a qualche amico, e hanno appeso il corpo di Imran al soffitto, e hanno detto al padre, Lal, che il figlio si era ucciso.

Lal Masih ha ricevuto il corpo del figlio, coperto di sangue, e con chiari segni di tortura. Lal Masih ha detto ad AsiaNews: “Mio figlio è stato ucciso da questi animali. Cheema e suo figlio erano soliti insultarmi ogni giorno, dicevano che noi cristiani eravamo i loro schiavi. Hanno maltrattato mio figlio; ha risposto, e allora l’hanno ucciso. Ci sono segni di tortura sul corpo”. Lal Masih si è recato dalla polizia per sporgere denuncia; ma l’assistente sotto-ispettore (Asi), Zubair Cheema, si è rifiutato di accogliere il “Fir”, (First information report) a causa dell’influenza nel paese di Bashir Ahmed Cheema. I vicini però hanno sentito rumori e voci di persone che insultavano Imran, e che poi lo hanno aggredito.

A quanto pare i residenti cristiani di Nut Kallan e delle zone vicino a Ghakkar Mandi sono stati presi di mira dai proprietari terrieri musulmani. Nel settembre 2010 una vedova è stata obbligata ad andarsene da Nut Kallan, perché un proprietario terriero musulmano si è impadronito della sua terra e della sua casa. In precedenza tre pastori evangelici sono stati aggrediti; ma nessuna denuncia è stata presentata a causa dell’influenza dei proprietari sulla zona. Nell’anno scorso due fratelli sono stati uccisi fuori del tribunale; erano accusati di blasfemia. Asia Bibi è ancora in prigione, aspettando che l’Alta corte fissi la data dell’appello. Di recente due donne sono state aggredite, con false accuse di blasfemia.

Khalid Gill, coordinatore capo dell’Apma (All Pakistan Minorities Alliance) insieme con altri membri dell’organizzazione ha bloccato la Great Trunk road vicino a Ghakkar Mandi, per protestare contro le autorità di polizia e chiedendo che fosse accolta la denuncia, e arrestati i colpevoli. In seguito alla protesta un ufficiale superiore della polizia Rana Shahid è giunto sul posto, e ha accolto finalmente la denuncia.