Prime proteste pubbliche contro il regime dei Kim
di Joseph Yun Li-sun
Per la prima volta in assoluto, alcuni sparuti gruppi di nordcoreani hanno manifestato in pubblico contro il governo stalinista di Pyongyang. E, sempre per la prima volta, non ci sono stati delatori contro i manifestanti: la paura del “terzo Kim” è più forte di tutto.

Seoul (AsiaNews) – L’ondata di dimostrazioni contro i regimi di tutto il mondo, partita dal Medio Oriente, sembra essere arrivata persino in Corea del Nord: secondo alcune fonti, infatti, per la prima volta nella storia del regime stalinista, alcuni gruppi di cittadini hanno protestato apertamente in tre città per chiedere cibo ed elettricità. Un evento unico, che conferma le severe difficoltà economiche e alimentari cui è sottoposta la popolazione del regime comunista.

Secondo le ricostruzioni del quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, che cita una fonte nordcoreana, le dimostrazioni hanno avuto luogo il 14 febbraio (due giorni prima del compleanno del leader Kim Jong-il) nelle città di Jongju, Yongchon e Sonchon. Si tratta di insediamenti nella provincia di Pyongan del nord, non lontane dal confine occidentale con la Cina.

Il Dipartimento di sicurezza statale (potentissimo organo di controllo interno alle dipendenze dirette del dittatore Kim Jong-il) ha ordinato un’inchiesta sull’incidente ma non è riuscito a identificare i manifestanti. Secondo la  fonte, “nel passato quando avvenivano queste cose erano i vicini di casa o gli amici a denunciare chi protestava. Oggi invece si difendono l’un l’altro”.

Fonti di AsiaNews in Corea spiegano che questo cambiamento di mentalità “nasce da fattori diversi. Da una parte c’è sicuramente il peggioramento delle condizioni economiche della nazione, che non riesce più a garantire il fabbisogno alimentare della maggioranza della popolazione; dall’altra c’è il cambiamento al vertice, con la successione al ‘trono’ di Pyongyang di Kim Jong-un, delfino ed erede designato del padre”.

Il giovane Kim, continua la fonte, “è temutissimo dalla popolazione, che lo considera un folle sanguinario. Quasi tutti attribuiscono a lui gli attacchi militari lanciato prima contro la corvetta sudcoreana Cheonan e poi contro un’isola sotto il controllo di Seoul: attacchi che hanno provocato un sensibile restringimento dell’invio di aiuti umanitari dal Sud e peggiorato di molto il livello di vita. I nordcoreani sono pronti a tutti per bloccare la successione”.