Indonesia, guerra agli ahmadi: per governo e leader islamici sono blasfemi
di Mathias Hariyadi
Leader moderati, ministri, musulmani moderati chiedono la messa al bando della setta. Invocano la “tolleranza zero” perché “il movimento non ha nulla a che fare con l’islam”. A difesa della minoranza religiosa un manipolo di attivisti per i diritti umani e membri della società civile.
Jakarta (AsiaNews) – L’Indonesia ha dichiarato guerra alla setta ahmadi, colpevole di deviare dalla dottrina ufficiale islamica. Non solo la frangia estremista, ma anche membri del governo – fra cui il ministro per gli Affari religiosi – funzionari ed esponenti della comunità musulmana moderata invocano il giro d vite contro gli adepti. Una campagna di repressione e intolleranza che coglie di sorpresa anche il presidente indonesiano Susilio Bambang Yudhoyono, che di recente aveva più volte chiesto a politici locali e nazionali, oltre alle forze di polizia, di reprimere le manifestazioni di intolleranza nel Paese.
 
Ieri l’Indonesian Islamic Forum (Fui) ha indetto una dimostrazione di massa di fronte alla sede del governo, a Central Jakarta, chiedendo a più riprese la messa al bando degli ahmadi. Una prova di forza del Fui – che riunisce due gruppi estremisti: l’Islamic Defender Front (Fpi) e lo Hizbut Tahrir Indonesia (Hti) – che intende mettere in stato di accusa il presidente indonesiano. Secondo il segretario generale Fui Muhammad Al-Khathath, infatti, tollerando la setta ahmadi Yudhoyono avrebbe violato la legge del 1965 sulla blasfemia. Gli ahmadi – discepoli del fondatore Mirza Ghulam Ahmad – non riconoscono Maometto come ultimo profeta e, per questo, sono considerati eretici.
 
La caccia alla setta ahmadi in Indonesia è uno dei tanti segnali della mancata tutela delle minoranze religiose nel Paese. Lo scorso anno persino Suryadharma Ali, ministro per gli Affari religiosi, ha bollato come “illecita” la setta, auspicandone la messa al bando. Di recente anche un esponente di primo piano del Nahdlatul Ulama (Nu) – il principale movimento musulmano moderato – ha chiarito che non vi possono essere compromessi: l’islam ammette il sacro Corano, il profeta Maometto e Allah, sottolinea l’ex capo Nu Hajj Hasyim Muzadi, e “in questi tre campi c’è tolleranza zero”. E aggiunge: “se sono riluttanti a cambiare la loro dottrina, meglio che siano espulsi dall’islam e dichiarati una nuova setta che nulla ha a che fare con l’islam”.
 
La protesta monta anche a East Java, dove il governatore Sukarwo ha dichiarato ufficialmente illegale la setta. La mossa ha il sostegno del Consiglio indonesiano degli ulema (Mui), che impedisce ai fedeli ahmadi di pregare in pubblico e nelle moschee. A difendere la minoranza religiosa resta uno sparuto gruppo di attivisti per i diritti umani e membri della società civile.
 
In una delle vie principali del centro di Jakarta è comparso uno striscione gigante, che reca impressi i nomi di alcuni leader ahmadi. Fra questi compaiono il nome del fondatore, il giornalista Goenawan Mohamad, l’attivista per i diritti umani Hendardi e l’avvocato Adnan Buyung Nasution.