Arresti contro la Rivoluzione dei gelsomini. La Cina esclude riforme democratiche
Dissidenti e democratici vengono fermati per prevenire possibili proteste di piazza proclamate su internet per domenica. Wu Bangguo, presidente dell'Assemblea nazionale del popolo, esclude la possibilità di riforme democratiche stile occidentale, ma le autorità temono le contestazioni.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Continuano in Cina gli arresti di attivisti per la tutela dei diritti e democratici, per prevenire le proteste di piazza sollecitate per domenica su internet, sullo stile della Rivoluzione dei Gelsomini. A Pechino, nel corso dell'Assemblea nazionale del popolo, ieri Wu Bangguo, il presidente, ha escluso che la Cina faccia riforme democratiche “stile occidentale”.

Il gruppo per la tutela dei diritti China Human Rights Defenders denuncia che a Guangzhou (Guangdong) alcuni giorni fa la polizia ha portato via Xiao Yong, noto attivista per i diritti umani. Mancano ulteriori notizie.

E’ in carcere da giorni Sun Desheng per il reato di “istigazione alla sovversione del potere statale”. Pare che il 15 febbraio abbia partecipato a Guangzhou a una cena tra amici insieme ad altri noti democratici. Una foto della cena, dove era pure Sun, è stata trovata sul computer di Liu Shihui, durante una perquisizione del 24 febbraio.

L’autrice di petizioni Wang Fengmei è stata fermata il 5 marzo sul treno diretto a Pechino e fatta tornare al Paese natale. Anche il petizioniere Ruan Kaixiang è stato costretto a lasciare Pechino e tornare nel suo villaggio nell’Henan.

Lo scorso 5 marzo, per evitare possibili proteste per domenica 6, sono stati pure arrestati a Hangzhou il democratico Zhu Yufu e l’attivista per i diritti penali Wei Shuishan. Sono stati messi agli arresti domiciliari almeno altri 11 dissidenti, tra cui Wang Rongqing, Chen Shuqing e Qi Huimin. Nella provincia di Guizhou il 6 marzo è stato arrestato il dissidente Mo Jiangang. Nell’Hebei il 5 marzo sono finiti in prigione Wu Huaying e Zhuo Yougui. Dall’8 marzo sono detenuti a casa i coniugi Fu Jingjiang e Liu Jie.

Il 6 marzo a Pechino l’autrice di petizioni Gao Liping è stata malmenata per strada da perone ignote e in seguito costretta dalla polizia a tornare a casa nel distretto di Fengtai.

Da 3 settimane nel Paese su internet appaiono inviti anonimi alla popolazione a scendere in piazza per protestare in modo pacifico, con indicazione delle città e dei luoghi dove radunarsi. Da settimane la polizia presidia in forza i luoghi indicati, sciogliendo ogni capannello di persone e pronta a intervenire contro ogni assembramento. E’ stato persino vietato ai giornalisti esteri di passeggiare per tali zone. Finora non ci sono state dimostrazioni. Ma le autorità sono talmente spaventate da far arrestare centinaia di persone, in tutto il Paese, per prevenire qualsiasi protesta. Gli arrestati non hanno fatto o detto nulla: la loro colpa è di essere noti dissidenti o democratici, o di essersi trovati a passeggiare o ad aspettare l’autobus non lontani dai luoghi deputati alle proteste.

Ieri Wu Bangguo, parlando all'Assemblea, ha escluso che la Cina possa attuare riforme democratiche. E’ stato molto critico verso la democrazia di modello occidentale e verso la divisione tra poteri e ha insistito che discorsi di questo tipo minano la sicurezza sociale.

Esperti ritengono che Wu abbia voluto contrastare la dichiarazione del premier Wen Jiabao, il quale nel 2010 ha ammonito che i risultati delle riforme economiche potrebbero venire persi, senza adeguati cambiamenti politici e diplomatici.