Ryadh blindata, la “giornata della collera” saudita soffocata dai controlli
La manifestazione proclamata su Facebook e proibita dal governo è stata bloccata da una presenza massiccia delle forze dell’ordine. Controlli minuziosi all’uscita dalle moschee. Centinaia di agenti nelle piazze, le strade pattugliate senza sosta dai mezzi della sicurezza. Ieri a Qatif la polizia ha sparato ferendo tre dimostranti sciiti.

Ryadh (AsiaNews/Agenzie) – Le forze di sicurezza hanno blindato sin dalle prime ore della mattina le strade di Ryadh, per spegnere sul nascere la possibilità di una “giornata della collera” sullo stile di quelle esplose in Tunisia, Egitto, Bahrain e Yemen. La prima delle due giornate di protesta proclamate su Internet da gruppi di attivisti per chiedere riforme politiche e sociali non ha prodotto finora risultati di piazza. Questo all’indomani di una manifestazione nella città a maggioranza sciita di Qatif, nella provincia orientale, dove la polizia ieri ha aperto il fuoco ferendo tre manifestanti. I dimostranti chiedevano la liberazione di alcuni prigionieri trattenuti senza processo. Le dimostrazioni sono illegali in Arabia Saudita, che è una monarchia assoluta in seguito all'unificazione del Paese nel 1930. Il divieto è stato riaffermato nei giorni scorsi dal ministro degli Interni, e appoggiato dal Consiglio dei dieci saggi, la massima autorità religiosa. (07/03/2011 Ryadh: dimostrazioni e appelli sono “non islamici” dicono ulema e governo).

La “giornata della collera” è stata annunciata su Facebook da un’ampia coalizione che comprende attivisti per i diritti umani, esponenti moderati sunniti e sciiti e elementi riformatori. Il gruppo ha ottenuto circa 30mila adesioni. Ma il ministro degli Interni ha ricordato che le forze dell’ordine hanno mano libera nel reprimere le possibili contestazioni di piazza.

Sin dalle prime ore della mattina centinaia di agenti in uniforme hanno presidiato le principali piazze di Ryadh, dove era prevista la manifestazione, mentre molti automezzi delle forze dell’ordine pattugliavano senza sosta le strade. Un elicottero sorvolava costantemente una delle principali moschee della città, e nelle vicinanze erano parcheggiati autobus carichi di agenti antisommossa.

Particolarmente “sorvegliato  speciale” il centro commerciale di Olaya, dove molti manifestanti si sono dati appuntamento. Centinaia di poliziotti hanno circondato la moschea e i fedeli sono stati fermati all’uscita per un controllo di documenti. Analoghe misure di sicurezza erano presenti nella seconda città del regno, Gedda. Il governo sta da settimane cercando di giocare la carta delle riforme, e ha costituito un centro di dialogo. Oltre cento intellettuali hanno chiesto riforme costituzionali, la trasformazione della monarchia e la separazione dei poteri nello Stato.

I gruppi internazionali per i diritti umani hanno chiesto a Ryadh di permettere dimostrazioni pacifiche, in base alla legge internazionale. Alcune organizzazioni statunitensi per i diritti umani accusano apertamente di ipocrisia il Segretario di Stato americano, Hillary Clinton perché alle sue difese del diritto a protestare in Egitto, Tunisia e Libia non fa riscontro nessuna dichiarazione analoga verso il governo di Ryadh, grande alleato strategico degli Stati Uniti.