Oltre 200 arresti per soffocare la "rivoluzione dei gelsomini" in Cina
I gruppi per la tutela dei diritti concordano: nel Paese è in atto la peggiore repressione dal 1998. Decine di democratici arrestati o scomparsi. Per finire sotto accusa basta inneggiare alla rivoluzione dei gelsomini, chiedere giustizia, difendere gratis chi non può pagare.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Oltre 200 attivisti per la democrazia agli arresti domiciliari e almeno 26 in carcere, molti senza accusa o con accuse inventate, più di 30 persone “sparite”, tante altre in libertà vigilata in attesa del processo con gravissime accuse. Sono i dati “certi” della repressione in atto in Cina, la peggiore almeno dal 1998 secondo i gruppi per la tutela dei diritti, che vuole stroncare ogni dissenso, per paura di non riuscire a controllare internet e per prevenire una Rivoluzione dei gelsomini.

La repressione è iniziata a metà febbraio, quando sono esplose le proteste in Nord Africa. La Cina ha una situazione sociale simile (scarso rispetto dei diritti, controllo di polizia sulla società, diffusa povertà, corruzione, dittatura) e ha visto con timore l’insistito invito anonimo alla popolazione, su internet, a scendere in piazza per proteste pacifiche. Per reazione ha iniziato a imprigionare tutti i dissidenti noti, a chiudere blog che parlano di questi fatti, a far cacciare giornalisti critici.

La situazione è peggiore delle Olimpiadi del 2008, perché ora le autorità non vogliono solo far tacere i dissidenti per qualche tempo, ma proprio eliminare le loro voci. Per essere interrogati dalla polizia e messi sotto accusa per “sovversione” o “istigazione alla sovversione”, reati che prevedono pure l’ergastolo, basta avere scritto su internet della Rivoluzione dei gelsomini o avere criticato il governo.

Pechino appare voler “chiudere i conti” per sempre con chi h sostenuto il movimento di piazza Tiananmen e ancora non si è arreso dopo oltre 20 anni. Lin Xianbin il 25 marzo è stato condannato a 10 anni di carcere per “istigazione alla sovversione” solo per avere plaudito su internet la Rivoluzione dei gelsomini. Per ricordare solo alcuni nomi, sono in carcere per “sovversione” Chen Wei, Ding Mao, Ran Yunfei, Li Hai, tutti leader del movimento studentesco nel 1989 che sono già stati molti anni in carcere. Ran è anche autore di un blog molto seguito.

Clamoroso è il caso dell’avvocato cristiano Gao Zhisheng, portato via da persone uniforme e scomparso da oltre un anno, torturato in carcere. Di recente pure un organo delle Nazioni Unite ne ha chiesto l’immediata liberazione.

Gli avvocati Tang Jitian, Jiang Tianyong (nella foto) e Teng Biao, che hanno cercato di difendere i diritti umani, sono stati torturati in carcere. Pure in carcere è l’avvocato Li Shuangde che ha più volte difeso gratis chi non può pagare.

Sono semplici internauti i detenuti Cheng Wanyun, Guo Weidong, Hua Chunhui, Liang Haiyi, Wei Qiang: su internet hanno parlato in modo positivo della Rivoluzione dei gelsomini o hanno pubblicato informazioni o filmati.

Sono “scomparsi”, anche da oltre un mese, Teng Biao, Zhou Li, Ceng Renguang, Gu Chuan, Hu Di, Jiang Tianyong, Li Tiantian, Liu Anjun, Liu Dejun e altri.

Ma oggi in Cina è reato anche soltanto chiedere giustizia. Quan Lianzhao è in carcere dal 26 febbraio per avere presentato petizioni per 4 anni per gli espropri coatti di terre nel suo villaggio. Tan Lanying è detenuta dal 21 febbraio perché da 17 anni protesta per la demolizione coatta della sua casa.

Wang Songlian del gruppo per la tutela diritti Chinese Human Rights Defeders spiega che ormai gli attivisti vivono “nella paura”. “Nessuno sa quando questo avrà fine, nessuno sa chi sarà il prossimo”. “Ogni giorno qualcuno scompare, è portato via, arrestato o accusato”.

Nicolas Bequelin di Human Rigths Watch osserva che Pechino ha paura di internet, che non riesce a controllare nonostante una rigida censura. Per questo cerca, con questi arresti, di “rimuovere le voci critiche, instillare un’auto-censura tra gli internauti e bloccare i siti” critici, parecchi dei quali molto seguiti.