Papa: Con gioia verso la Pasqua e la beatificazione di Giovanni Paolo II
Benedetto XVI ha “ricordato con affetto” il papa polacco nel sesto anniversario della morte e che sarà beatificato il prossimo primo maggio. La fede del cieco guarito da Gesù, in opposizione all’indurimento del cuore dei farisei. Anche noi “nati ciechi”, siamo stati illuminati nel battesimo. Ravvivare la fiamma della fede, che talvolta “rischia di essere soffocata”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Mentre, attraverso il cammino quaresimale, ci prepariamo alla festa di Pasqua, ci avviciniamo con gioia anche al giorno in cui potremo venerare come Beato questo grande Pontefice e Testimone di Cristo [Giovanni Paolo II], e affidarci ancora di più alla sua intercessione”: è quanto ha affermato Benedetto XVI oggi alla fine dell’Angelus, il giorno dopo l’anniversario della morte del papa polacco (2 Aprile 2005), che sarà beatificato il prossimo 1mo maggio, Seconda domenica di Pasqua e Festa dell’Amore misericordioso, una solennità voluta proprio da papa Wojtyla.
 
Proprio a causa dell’imminente beatificazione, Benedetto XVI non ha celebrato ieri alcuna messa di suffragio, “ma l’ho ricordato con affetto nella preghiera, come penso tutti voi”.
 
In precedenza, nella riflessione prima dell’Angelus, il papa si è soffermato sul racconto del Vangelo della domenica, che riporta il miracolo del cieco nato (Giov. 9, 1 – 41).
 
“È da evidenziare – ha detto il papa - come una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un ‘uomo’ tra gli altri, poi lo considera un ‘profeta’, infine i suoi occhi si aprono e lo proclama ‘Signore’”.
 
“In opposizione alla fede del cieco guarito – aggiunge - vi è l’indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia. La folla, invece, si sofferma a discutere sull’accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri”.
 
“Anche noi – spiega poi - a causa del peccato di Adamo siamo nati “ciechi”, ma nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo. Il peccato aveva ferito l’umanità destinandola all’oscurità della morte, ma in Cristo risplende la novità della vita e la meta alla quale siamo chiamati. In Lui, rinvigoriti dallo Spirito Santo, riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene. Infatti la vita cristiana è una continua conformazione a Cristo, immagine dell’uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio. Il Signore Gesù è “la luce del mondo” (Gv 8,12), perché in Lui ‘risplende la conoscenza della gloria di Dio’ (2 Cor 4,6) che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell’esistenza umana”.
 
“Nel rito del Battesimo – ricorda -  la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nel Sacramento. Quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione. In questi giorni che ci preparano alla Pasqua ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carità verso il prossimo”.