In Vietnam seminaristi costretti a studiare come va difeso il Partito comunista
di J.B, An Dang
Un “programma pilota” per 191 studenti conferma l’atteggiamento del governo che se da un lato negli ultimi anni ha allargato la possibilità di accesso ai seminari, dall’altro prosegue nella politica di controllo e ingerenza e nel tentativo di indottrinamento, mirata, sul modello cinese, a mettere sotto il suo pieno controllo i cattolici vietnamiti.
Hanoi (AsiaNews) – Il 6 aprile, il quotidiano Dai Doan Ket (Grande unità), voce del Fronte patriottico vietnamita, ha pubblicato la notizia che “191 seminaristi del seminario maggiore di St. Quy nella rovincia di Can Tho (nella foto) hanno cominciato un programma pilota sulle sicureza nazionale, in programma fino all’8 maggio”. “I seminaristia saranno istruiti sui punti di vista, prospettive e politiche del Partito comunista e dello Stato sui fondamenti della sicurezza nazionale e sulle politiche religiose del Partito”.
 
La notizia conferma l’atteggiamento del governo che se da un lato negli ultimi anni ha allargato la possibilità di accesso ai seminari, dall’altro prosegue nella politica di controllo e ingerenza e nel tentativo di indottrinamento, mirata, sul modello cinese, a mettere sotto il suo pieno controllo i cattolici vietnamiti.
 
I seminaristi che prendono parte al “programma pilota”, infatti, “studieranno le responsabilità del clero cattolico a prevenire e disgregare ogni tentativo da parte di forze ostili di rovesciare il governo con tumulti e sollevazioni sociali o attraverso ‘pacifiche evoluzioni’”. Quest’ultima definizione, usta esclusivamente dalla leaderhip e dalla stampa di regime riflette il timore che raporti più stretti con l’Occidente possano liberare forze di liberalizzazione politica che il Partito non potrebbe controllare a lungo.
 
Per questo il governo segue con occhi attenti anche i programmi di formazione dei sacerdoti e vi interferisce pesantemente.
 
In certo modo, questo atteggiamento è conseguenza dell’apertura registrata negli ultimi anni nei confronti degli accessi ai seminari. Dal 2005 il seminario maggiore san Giuseppe di Hanoi può permettere l’ingresso di nuovi studenti ogni anno, invece che ogni due o tre; il seminario maggiore san Giuseppe di Ho Chi Minh City, riaperto nel 1986 dopo una chiusura durata 11 anni, dal 2007 gode dello stesso “privilegio”. I più recenti dati statistici, del 2009, mostrano che i giovani che studiano nei sei seminari maggiori del Paese sono saliti dai 1.580 del 2002 ai 2.186 del 2009.
 
Per decenni, nei seminari è stato obbligatorio l’insegnamento del marxismo-leninismo: prima dell’ordinazione erano richiesti alcuni esami, come Filosofia marxista o Storia del Partito comunista vietnamita. Ancora oggi si esige una conoscenza della politica.
 
In questo quadro, ha suscitato attenzione e ha avuto grande accoglienza l’articolo “L’ira del card. Zen sul “dialogo a tutti i costi” di p. Heyndrickx e Propaganda Fide” pubblicato da AsiaNews. Tradotto in vietnamita e diffuso da parecchi siti cattolici, esso è apparso come una conferma che il governo vietnamita sta seguendo la strada della politica religiosa cinese e che la Chiesa vietnamita si trova di fronte a sfide simili a quelle che affronta la Chiesa cinese. Le autorità sbattono la porta in faccia a ogni canale di dialogo, con l’eccezione di quelli che passano attraverso il Comitato vietnamita per la solidarietà dei cattolici che, come dice l’ex arcivescovo di Hong Kong, “mancano gravemente alla fedeltà dovuta al Papa ed alla comunione con la Chiesa universale” per compiacere il governo.