Tokyo ammette una crescita economica negativa, dovuta a tsunami e crisi nucleare
Lo ha detto il governo, anche se il dato era previsto da tutti. La crisi nucleare e la mancanza di energia elettrica rendono incerti i tempi di ripresa. Ma il Paese ha grande volontà di ripartire e gli esperti stimano che tornerà a crescere entro il 2011. La Toyota chiude 5 impianti in Europa.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il governo giapponese ha ribassato la sua stima sullo sviluppo economico, dopo le devastazioni causate dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo. Tokyo ha spiegato che ci saranno ricadute su settori chiave dell’economia, come la produzione industriale e le esportazioni. Intanto la leader automobilistica Toyota ha chiuso 5 suoi stabilimenti in Europa.

Shigeru Sugihara, direttore degli analisti macroeconomici del Gabinetto, ha spiegato che “la condizione dell’economia non è più piatta o in ristagno, ma piuttosto tende verso il basso”.

L’esito era previsto, per la gravità del disastro che ha colpito molte industrie attive nel nordest del Paese, distruggendo gli impianti e bloccando i rifornimenti di materiali. Ma è importante notare che il perdurare dell’emergenza nucleare dell’impianto Fukushima Daiichi fa permanere l’incertezza sulle forniture di energia elettrica: ormai si ritiene “probabile” che la carenza di energia perduri anche in estate. La mancanza di energia sta causando improvvisi blackout, con perdita di produttività per alcune delle maggiori aziende del Paese. Anche per questo il governo prevede un calo delle esportazioni, finché le industrie non torneranno a produrre a piena capacità. Comunque il Paese già prima del terremoto ancora lottava per uscire dalla crisi economica degli  ultimi anni.

I soli costi di ricostruzione sono stimati non inferiori a 25mila miliardi di yen (circa 204,9 miliardi di euro).

Intanto i prezzi all’ingrosso hanno registrato a marzo una crescita del 2% rispetto al marzo 2010, massimo aumento da oltre due anni, con ulteriore erosione dei profitti per le imprese.

L’11 aprile anche il Fondo monetario internazionale ha tagliato le precedenti previsioni sulla crescita economica del Giappone.

Intanto la Toyotaha interrotto la produzione di autoveicoli in 5 suoi stabilimenti europei per la fine di aprile e inizio maggio (due in Gran Bretagna e poi in Francia, Polonia e Turchia), per la scarsa fornitura di componenti. Nei giorni scorso identica misura era stata assunta per stabilimenti nel Nord America. In Giappone la Toyota riprenderà il 18 aprile la produzione negli impianti chiusi dopo il sisma; li chiuderà di nuovo dal 27 aprile al 9 maggio, periodo che peraltro comprende la annuale vacanza nazionale chiamata Golden Week a inizio maggio.

Il numero dei morti è salito a 13.333, ma ci sono ancora oltre 15mila dispersi. Più di 150mila persone hanno perso la casa.

Il Paese vuole comunque ripartire e il premier Naoto Kan ieri, in un saluto sulla televisione, ha sollecitato chi vive fuori delle zone colpite a riprendere “una vita normale senza cadere in eccessive autolimitazioni”, che la popolazione si è imposta per solidarietà con le vittime. Gli esperti concordano che il Giappone tornerà a crescere entro la fine dell’anno.