L’educazione, più dell’economia, fermerà la “talebanizzazione” del Pakistan
di Dario Salvi
Il Paese è ostaggio di una frangia fondamentalista, che alimenta ignoranza e terrore per mantenere il potere. Il governo appare inerte e la comunità internazionale è concentrata sul commercio e le armi. Intellettuali e leader cristiani e musulmani sottolineano che la rinascita potrà avvenire partendo dalle scuole. Il dossier di AsiaNews sull’educazione in Pakistan.
Roma (AsiaNews) – Leggi sulla blasfemia, persecuzioni contro le minoranze, soprattutto quella cristiana, violenze contro sette musulmane – sufi e ahmadi – considerate “eretiche”, istituti e centri obiettivo di attentati sanguinari: da tempo il Pakistan è ostaggio di una frangia estremista che, seppur minoritaria, tiene in scacco il governo e semina terrore per il Paese. L’esecutivo guidato dal presidente Asif Ali Zardari e dal premier Yousaf Raza Gilani, con una maggioranza risicata in Parlamento, appare debole, incapace di affrontare i problemi della nazione e più interessato a sopravvivere politicamente per mantenere il potere. Le risorse pubbliche e una fetta consistente del Prodotto interno lordo (Pil) sono destinate all’esercito e ai potenti apparati di sicurezza – i famigerati servizi segreti, Isi – che muovono i fili della politica pakistana. E la comunità internazionale, in primis gli Stati Uniti, stanziano aiuti di natura militare e armi, senza guardare ai reali bisogni di una popolazione stanca di violenze e attentati.  
 
Il 2011 è l’anno dedicato dal Pakistan all’educazione, la sola risorsa capace di arginare la deriva fondamentalista che ha assunto il Paese. Proprio le scuole, infatti, sono gli obiettivi numero uno dei talebani, che da tempo hanno dichiarato guerra non solo all’istruzione femminile. Agli attentati si sommano poi due “omicidi eccellenti” che hanno caratterizzato questo primo trimestre: a inizio anno la morte del governatore del Punjab Salman Taseer, assassinato dalla guardia del corpo per l’opposizione alla “legge nera” e la difesa della madre cristiana Asia Bibi, condannata a morte per blasfemia; il 2 marzo scorso l’omicidio del ministro cattolico per le Minoranze Shahbaz Bhatti, che aveva proposto “un ripensamento” delle norme che colpiscono le minoranze.
 
AsiaNews, che da anni denuncia i crimini e le violazioni dei diritti umani – primo fra tutti la libertà religiosa – di una nazione che si è “talebanizzata” ha voluto realizzare un dossier dedicato all’istruzione, intervistando leader cattolici ed esponenti della società civile, cristiani e musulmani, tracciando inoltre un quadro della realtà attuale. Mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore, sottolinea che è “importante ripensare i programmi scolastici” e auspica una “maggiore collaborazione fra cristiani e musulmani”. Aoun Sahi, giornalista musulmano, spiega che “educare significa garantire pari opportunità” a tutti i bambini di accedere a “scuole pubbliche di qualità”, mentre oggi “una visione distorta dell’islam è penetrata a fondo nelle menti dei cittadini”. Infine Paul Bhatti, fratello del ministro cattolico assassinato, che chiede “stabilità politica, sicurezza economica e pace” per migliorare la realtà attuale di un Paese ostaggio di una mafia che impedisce di “raggiungere gli obiettivi di sviluppo”.
 
Denunce di intellettuali e rapporti documentati mostrano quindi come l’educazione sia una vera e propria “emergenza nazionale”, più della sicurezza economica e della minaccia dei talebani, che proprio nell’ignoranza della popolazione trovano la forza per soggiogare le masse o annichilire le poche voci contrarie.
 
L’estremismo, in ultima analisi, si nutre della scarsa educazione delle persone e dell’inettitudine del governo. Se la classe dirigente e la società civile, la maggioranza musulmana insieme alle minoranze – compresa quella cristiana – non sapranno fornire delle risposte concrete e promuovere programmi comuni di sviluppo, il Pakistan “talebanizzato” è destinato a rimanere ostaggio di una piccola frangia estremista e violenta, che manterrà il potere seminando il terrore.