Nella sua omelia mons. Anthony Sharma, arcivescovo di Kathmandu, ha ricordato il sacrificio delle vittime dell’attentato alla cattedrale di Kathmandu del 2009 e l’assassinio di p. John Prakash, ucciso dai radicali indù nel 2008. “Gesù ha sacrificato se stesso per tutta l’umanità – ha affermato il prelato - e non si è mai scoraggiato di fronte ai suoi persecutori. Allo stesso modo gli attacchi contro i cattolici non fermano il nostro lavoro e in futuro serviremo Dio con ancora più energie”. Secondo mons. Sharma, le vittime della persecuzione hanno permesso alla piccola Chiesa nepalese di gridare la sua presenza al mondo e spinto il governo ad attuare una politica in difesa delle minoranze religiose.
Dal 2006 con la caduta della monarchia di stampo indù e la proclamazione dello Stato laico, i cristiani nepalesi godono di una maggiore libertà di culto e di espressione nella società. Da anni il numero dei cristiani è in costante crescita ed è oggi stimato intorno ai due milioni. Anche la piccola comunità cattolica ha registrato un costante aumento dei fedeli, che a tutt’oggi sono circa nove mila. La Chiesa cattolica è attiva nel campo dell’educazione e gestisce 31 istituti scolastici, otto nella sola Kathmandu. Nell’impegno educativo sono coinvolti 65 sacerdoti, 17 religiosi e oltre 160 suore.