Le autorità cinesi liberano un dissidente, ma intanto ne “scompare” un altro
Ieri è tornato a casa Teng Biao, avvocato difensore dei diritti umani, dopo 70 giorni di detenzione senza accuse. Ma, subito dopo, "ignoti" hanno rapito l’avvocato Li Fangping. Due giorni fa sono terminati i colloqui Usa-Cina sui diritti. Esperti: c’è un’accurata strategia della polizia per stroncare il dissenso.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ tornato ieri a casa il noto avvocato difensore dei diritti  umani Teng Biao, “scomparso” da oltre due mesi. Ma sempre ieri sera a Pechino è stato rapito l’avvocato Li Fangping (nella foto), pure noto difensore dei diritti, a conferma che prosegue senza interruzioni la capillare persecuzione di democratici e attivisti.

Wang Ling, moglie di Teng ha detto ieri al gruppo che egli “sta bene”, ma che per lei “non è opportuno dire di più”. L’avvocato è stato detenuto per 70 giorni, senza accuse formali e senza dare notizie alla famiglia.

Alla notizia del rilascio, molti hanno espresso la speranza che ci fosse un allentamento della persecuzione in atto, magari quale esito dei due giorni di colloqui Cina-Stati Uniti sui diritti umani svoltisi a Pechino questa settimana.

Ma Human Rigths Watch ha poi comunicato il rapimento di Li a Pechino, da parte di “ignoti”, subito fuori dell’ufficio del Centro Yirenping, ong che difende il diritto delle persone alla salute. Li ha telefonato alla moglie e le ha detto: “potrei star via per un periodo di tempo. Non posso dire di più”.

Teng e Li sono cristiani e noti difensori degli attivisti per i diritti umani, entrambi membri dell’Associazione Cinese Cristiana per la Difesa dei Diritti. Li ha difeso famosi dissidenti come Hu Jia, Chen Guangcheng e Zhao Lianhai. Nel 2006 è stato aggredito e pestato a sangue da ignoti subito dopo avere visitato Chen in prigione.

Phelim Kine di Hrw ha commentato che questo rapimento avvenuto “lo stesso giorno” del rilascio di Teng, “fa pensare che le forze di sicurezza stanno compiendo un’aggressione pianificata con grande attenzione contro famosi difensori dei diritti umani, in uno sforzo calcolato con il fine di stroncare il movimento di difesa dei diritti in Cina”.

Renee Xia del gruppo Chinese HUman Rights Defendes da tempo denuncia che contro gli attivisti per i diritti sono praticate “torture per costringerli al silenzio”.

Da metà febbraio le autorità hanno scatenato la peggior repressione dal 1998 contro attivisti per i diritti e dissidenti, anche per timore di proteste stile Rivoluzione del gelsomini. La persecuzione colpisce pure i gruppi cristiani, anche perché molti di questi attivisti sono cristiani praticanti.