Di fatto, la riforma della legge aumenta il controllo del governo sull’economia che ruota intorno alle organizzazioni no profit, comprese le organizzazioni cattoliche. In particolare:
P. Prakash afferma che adesso il controllo statale sarà maggiore grazie alla poca chiarezza delle nuove clausole, soggette a facili fraintendimento. Il gesuita fa l’esempio del punto n.2, che proibisce a qualsiasi Ong di natura politica, o che partecipa ad attività politiche, di ricevere donazioni straniere. Egli spiega: “Il raggio d’interpretazioni è molto ampio. Poniamo che il sistema di distribuzione pubblico di una particolare città o villaggio non funzioni: può l’associazione preposta occuparsi dell’organizzazione delle persone e far ottenere loro i legittimi diritti? Oppure: se esplodono rivolte, può una Ong prendere posizione contro quelli che alimentano le violenze, o criticare il ruolo del governo, del meccanismo legislativo e delle autorità politiche per non essere intervenuti?”.
Secondo p. Prakash, anche il trasferimento di fondi da un conto in valuta estera a un altro [conto in valuta estera] avrà conseguenze rilevanti sul lavoro di molte organizzazioni: “Tale clausola ostacolerà un serio lavoro di sviluppo, quando per esempio diverse organizzazioni collaborano insieme a un particolare progetto, ma c’è un solo beneficiario principale e il denaro straniero deve essere trasferito ad altri partner”.
L'ex Alleanza Nazional-Democratica, guidata dal Bjp (Bharatiya Janata Party), ha iniziato nel 2000 la campagna per emendare la legge esistente. Secondo il Bjp, Ong e organizzazioni non profit utilizzano finanziamenti stranieri per attività illegali e contro lo Stato. Tra queste attività sono indicate le "conversioni religiose" e il “proselitismo”.
Il Foreign Contribution Regulation Act è entrato in vigore nel 1976 su iniziativa di Indira Gandhi – allora primo ministro – che temeva che il suo oppositore, J. P. Narayan, usasse fondi stranieri per costruire l'opposizione al governo. (NC)