A 3 anni dal terremoto del Sichuan, nessuna giustizia per gli scolari morti
Il 12 maggio 2008 migliaia di studenti morirono sotto il crollo di scuole mal costruite. Amici dell’artista Ai Weiwei mettono su internet un video dei genitori che denunciano minacce e pestaggi della polizia contro chi cerca la verità. Ma il premier Wen celebra il “successo” della ricostruzione.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Ricorre domani il 3° anniversario del disastroso terremoto che il 12 maggio 2005 devastò il Sichuan, con oltre 87mila morti e centinaia di migliaia di senzatetto. Gli amici dell’artista Ai Weiwei, detenuto senza accusa dal 3 aprile, hanno messo su Youtube un video nel quale parlano i genitori dei circa 5.300 scolari morti. Intanto Pechino autocelebra una falsa immagine di efficienza nella ricostruzione.

Nel video, curato da Ai prima dell’arresto, i genitori raccontano minacce, percosse e arresti subiti per il tentativo di accertare le responsabilità per la cattiva costruzione delle scuole, crollate come "budini di tofu" uccidendo almeno 5.300 studenti (il dato ufficiale non è stato mai rilevato). Gli edifici intorno restarono in piedi e Pechino, nell’onda della commozione nazionale, promise rapide indagini. Ma in seguito non ne rivelò i risultati, pur dicendo che non c’erano responsabilità. Molti genitori hanno continuato a cercare la verità. Ai Weiwei da anni è impegnato ad aiutarli e per il secondo anniversario mise sul suo account su Twitter, che ha oltre 30mila contatti, i nomi di tutti gli studenti morti. Il suo arresto ha causato proteste internazionali, ma Pechino dice che è detenuto per imprecisati “crimini economici”.

Nel video Liu Yuting, della contea di Beichuan, racconta che la scuola sotto cui morì suo figlio, era una pila di macerie. “Nessun altro edificio dell’area era crollato, anche le vecchie abitazioni costruite negli anni ‘60”.

Un padre, che ha presentato una petizione per la morte della figlia chiedendo indagini sulla costruzione della scuola, dice che la polizia lo ha arrestato e pestato con violenza, “quando andammo a presentare la petizione, un poliziotto mi disse che, se non fosse stato un funzionario pubblico, mi avrebbe ucciso”.

Molti genitori testimoniano di essere stati minacciati dalle autorità, in vista di questo terzo anniversario. Avvocati sono stati “avvertiti” di non accettare casi collegati alle vittime del terremoto, se non volevano perdere la licenza legale [in Cina la licenza professionale degli avvocati va rinnovata ogni anno a cura del locale ordine degli avvocati, organo controllato dal Partito comunista].

Le autorità hanno pure incarcerato Tan Zuoren, che ha condotto indagini private sulla vicenda pubblicandole su internet, e Huang Qi che ha difeso i diritti dei genitori.

Liu dice che “ormai pochi genitori osano anche solo parlare”.

Il 9 maggio il premier Wen Jiabao ha visitato la zona (nella foto) e ha parlato del “pieno successo” della ricostruzione, con una spesa di oltre 1.020 miliardi di yuan (circa 109,4 miliardi di euro). Le autorità dicono che la ricostruzione è completata per il 95%, con la realizzazione di oltre 2,1 milioni di abitazioni, migliaia di nuove scuole e ospedali pronti per l’inaugurazione.

Ma esperti osservano che molta gente ancora vive in ripari provvisori e l’economia della zona non si è affatto ripresa. Wei Hong, vicegovernatore del Sichuan, promette l’impiego di 3 miliardi di yuan nei prossimi 5 anni per ricostruire l’economia di oltre 1.200 villaggi.

L’analista politico Hu Xingdou osserva al quotidiano South China Morning Post che occorre non soltanto provvedere alle risorse economiche, ma pure e anzitutto “aiutare la gente colpita a riprendere la vita”: dai genitori degli scolari morti a chi ha perso casa e lavoro e affetti.