L’esercito restaura la chiesa copta di Imbaba incendiata dai salafiti
Le autorità sperano di portare a termine il lavoro entro tre mesi. Ancora a piede libero gli autori del gesto. Fonti di AsiaNews denunciano il doppio gioco dei militari, accusati di favorire le azioni degli estremisti islamici.
Il Cairo (AsiaNews) – Il consiglio dei militari sta finanziando la ricostruzione della chiesa copta della Vergine Maria a Imbaba (il Cairo), distrutta lo scorso 8 maggio, durante gli scontri fra salafiti e cristiani costati 8 morti e 116 feriti. Tuttavia,  fonti di AsiaNews sottolineano che l’esercito è complice delle violenze. Secondo le fonti, i militari non fanno nulla  per prevenire gli scontri e spesso lasciano impuniti i criminali  

Da giorni un gruppo di artigiani sta lavorando per  riparare il tetto distrutto dall’incendio e recuperare affreschi e dipinti danneggiati. Il lavori dovrebbero terminare entro tre mesi. Secondo fonti ecclesiastiche di AsiaNews, l’azione dei militari è un segno positivo, per evitare nuovi scontri interreligiosi, ma vi sono ancora sospetti sulla buona fede dell'esercito.    

Altre fonti cristiane sottolineano che “il Consiglio supremo delle forze armate sta facendo come Ponzio Pilato. Da un lato lascia campo libero agli estremisti islamici e dall’altro si fa promotore della riconciliazione ricostruendo gli edifici distrutti”. Ad aumentare i sospetti, la “giornata dell’ira” organizzata oggi in piazza Tahrir da alcuni movimenti laici minori, per chiedere subito una nuova costituzione e maggiore sicurezza per le strade.

Per questo c’è molta paura fra i cristiani, che in futuro temono l’aggravarsi di discriminazioni e restrizioni da parte dei musulmani. “Nel governo – si afferma - mancano elementi forti per contrastare chi appoggia Fratelli musulmani e gruppi estremisti”. Un esempio è il caso di Ain Sheim (quartiere a sud est del Cairo) dove nei giorni scorsi i musulmani  hanno ribadito il loro no alla riapertura della chiesa copta di St. Abraham, teatro degli scontri interreligiosi del il 19 maggio scorso. I leader musulmani hanno preso la decisione durante una riunione con la locale comunità cristiana, disertata dai rappresentati dell’esercito. In totale autonomia le autorità islamiche hanno firmato un documento che sancisce la chiusura a tempo indeterminato dell’edificio e vieta ai copti qualsiasi celebrazione religiosa.  (S.C.)