Libia, il tribunale dell’Aja emette l’ordine di arresto per Gheddafi e i suoi fedelissimi
Coinvolti anche il figlio del rais Saif al-Islam e Abdullah Senussi, capo dell’intelligence di regime. La decisione coincide con i 100 giorni della missione in Libia. Fonti di AsiaNews avvertono sul rischio di un’ulteriore divisione intestina al popolo libico. La guerra civile potrebbe continuare anche dopo l’uscita di scena di Gheddafi. Vescovo di Tripoli fiducioso per una soluzione diplomatica del conflitto.
Tripoli (AsiaNews) – La Corte penale internazionale si esprime contro Gheddafi, il figlio Saif al-Islam, e Abdullah Senussi capo dell’intelligence del regime di Tripoli. Per loro sarà emesso un mandato di cattura per i crimini contro l'umanità commessi contro gli oppositori del suo regime. La decisione è stata presa dopo lo studio di un dossier di 74 pagine presentato lo scorso 16 maggio dal giudice Luis Moreno Ocampo, procuratore capo del tribunale, e coincide con i 100 giorni della missione in Libia. Fonti di AsiaNews, anonime per motivi di sicurezza, sottolineano che una scelta così precoce potrebbe aumentare l’odio intestino al popolo libico, già fomentato dai bombardamenti Nato e dividere la Libia in due fazioni contrapposte. La fonte sottolinea che la guerra civile rischia di andare avanti anche dopo Gheddafi.

Intanto, continuano i tentativi per raggiungere un accordo fra le parti. Mons. Giovanni Martinelli, Vicario apostolico di Tripoli, racconta che “oggi la Nato non ha bombardato e vi sono segni positivi per un’apertura al dialogo, per porre fine ai raid aerei e all’offensiva del regime contro i ribelli di Bengasi.

“I rappresentanti dell’Unione africana – afferma il prelato – stanno portando avanti un buon lavoro di mediazione con il regime, che potrebbe fare dei passi indietro, soprattutto se la Nato fermerà i bombardamenti, che a tutt’oggi non hanno risolto nulla, se non aumentare la divisione fra i libici”. Al termine dei colloqui avvenuti ieri a Pretoria (Sud Africa) i leader dell’Ua hanno annunciato che per evitare tensioni Gheddafi non interverrà di persona in eventuali trattative con i ribelli. Tuttavia Ibrahim Moussa, portavoce del rais, ha fatto sapere che il leader libico non ha alcuna intenzione di lasciare il potere, sottolineando che la scelta spetta al popolo libico e non alla Nato.

Nonostante la presa di posizione di Gheddafi, che potrebbe mutare con le pressioni di ribelli e Nato, mons. Martinelli sottolinea che non vi è altra soluzione alternativa alla via diplomatica. Secondo il prelato “Francia, Gran Bretagna, Usa e Italia, non hanno più soldi per portare avanti questa guerra e più i mesi passano più sarà difficile sconfiggere Gheddafi sul piano militare, se le condizioni rimarranno tali”. (S.C.)