Prosegue e si espande la protesta dei lavoratori kazaki
Pestaggi e arresti non fermano i dimostranti, che continuano gli scioperi. Esplodono proteste in altre parti del Paese e politici dell’opposizione sostengono i manifestanti. Ora si attende di vedere cosa farà il governo.
Astana (AsiaNews/Agenzie) – Non cedono i lavoratori kazaki, che da maggio hanno iniziato una serie di scioperi per chiedere salari migliori e il diritto di formare sindacati indipendenti. Il governo ha finora “ignorato” le proteste, che però assumono sempre maggior rilievo e attenzione internazionale. Gruppi per i diritti umani osservano che sarà comunque difficile ottenere concessioni, poiché sono coinvolte primarie aziende di gas e petrolio, ricchezza del Paese molto appetita dai partner internazionali.

La protesta coinvolge ormai migliaia di lavoratori nel settore dell’energia, alcuni si sono inferti ferite, altri hanno iniziato lo sciopero della fame, ci sono stati blocchi stradali.

E’ la prima protesta diffusa da oltre 10 anni, da quando il Paese ha iniziato a godere di un maggiore benessere economico. Ma anche Astana è ora alle prese con una forte inflazione e i lavoratori hanno visto che le ricchezze del Paese (gas, petrolio, ma anche uranio e altri minerali) beneficiano l’elite intorno al presidente Nursultan Nazarbayev, al potere dal 1991, e gli investitori esteri.

Le proteste sono iniziate l’11 maggio con lo sciopero di alcune centinaia di lavoratori del giacimento petrolifero di Karazhanbas, vicino Aqtau, tra cui i trasportatori della OzenMunaiGaz. Hanno pure scioperato oltre 100 operai (poi arrivati a 350) della Ersai Caspian Contractor, joint venture italo-kazaka che pure opera nel settore petrolifero. La protesta ha presto coinvolto gli operai della statale KazMunaiGas, leader dell’energia, ostacolandone la produzione. Il 26 maggio sono scesi in sciopero circa 600 dei 9mila operai della Ozenmunaigas, la ditta ne ha licenziati circa 200 dicendo che lo sciopero era “illegale” e “le domande dimostranti sono infondate”.

La polizia è intervenuta per disperdere i manifestanti e il 5 giugno ne ha arrestati 37.

Il governo per mesi ha “ignorato” le proteste. "Sconosciuti" hanno pestato i lavoratori in sciopero, ci sono stati anche pestaggi di lavoratrici e delle mogli dei dimostranti. L’avvocato Natalia Sokolova (nella foto), leader delle proteste, è stata dapprima arrestata e condannata a una breve pena per “avere organizzato una riunione di massa non autorizzata”. Ma poi è stata tenuta in carcere con la ben più grave accusa di “istigazione alle tensioni sociali”, che è punita con 7 anni di carcere, per avere invitato i lavoratori a continuare lo sciopero.

Ora la principale domanda dei lavoratori è proprio il rilascio della Sokolova.

Le proteste sono proseguite e si sono estere e assumono sempre maggior significato, anche di esempio. Nella settentrionale città di Kokshetau centinaia di cittadini hanno dimostrato contro una ditta locale che accusano di avere sottratto soldi tramite uno “schema a piramide”. E’ intervenuta la polizia e sono scaturiti scontri violenti inusuali nel Paese dove c’è scarsa tutela dei diritti umani.

I partiti di opposizione hanno iniziato a sostenere in pubblico gli scioperanti, in vista delle elezioni politiche del 2012. Nell’ultimo voto il partito Nur-Otan di Nazarbayev ha ottenuto una schiacciante vittoria.

Esperti osservano che Nazarbayev è sostenuto, tra gli altri, dai potenti vicini Russia e Cina, interessati all’energia. Lo sciopero colpisce proprio la KazMunaiGas che gestisce la produzione dell’energia kazaka. I dimostranti la accusano di pagare ogni anno milioni di dollari in dividendi agli investitori, mentre gli operai hanno paghe da fame.