Parroco di Phuket: "una tragedia e più colpiti i più poveri"
di Weena Kowitwanij

Il vescovo di Surat Thani: centinaia di corpi sulle spiagge e ce ne sono anche sugli alberi. Bambini che vagano cercando i parenti. Servono cibo, medicine, abiti e sangue. La Chiesa collabora col governo.


Phuket (AsiaNews) – "Passerò la giornata a benedire i corpi delle vittime, stiamo vivendo una tragedia". Padre Peter Bancha Apichartvorakul, parroco della chiesa cattolica dell'Assunzione a Phuket, racconta così ad AsiaNews la situazione nel suo paese dopo il maremoto, che domenica scorsa ha devastato l'Asia meridionale. P. Bancha ricorda che ora quello di cui si ha più bisogno sono "vestiti, scarpe, ma soprattutto riso, uova e vegetali per sfamare la gente". Il sacerdote sottolinea che le vere vittime, in quello che è ritenuto uno dei paradisi turistici della Thailandia, sono gli abitanti locali.  "Sono preoccupato per le famiglie dei pescatori e per i più poveri, che si guadagnavano da vivere vendendo souvenir e bibite ai turisti, questa gente non ha più una casa, un lavoro e ha perso i proprio affetti". Il parroco aggiunge che la preoccupazione è ancora alta per gli abitanti di Khaolak (un villaggio di pescatori a 30 km da Phuket), dove la terra minaccia di agitarsi di nuovo.

Stessa preoccupazione quella di mons. Joseph Pratan Sridarunsil, della diocesi di Surat Thani, che ha visitato Khaolak e la spiaggia di Ban Kating. "Ci sono centinaia di corpi sparsi sulla spiaggia, i volontari li stanno portando nel vicino tempio buddista; per mancanza di spazio alcuni vengono lasciati sul prato antistante, molti sono irriconoscibili". Il vescovo continua raccontandono di cadaveri su alberi e bambini che camminano da soli per le strade in cerca dei genitori. Mons. Pratan ribadisce poi le necessità del momento: "serve materiale sanitario, medicine, vestiti e coperte, ma anche psicologi per assistere la gente disperata". Oggi mons. Pratan presenterà il rapporto della sua visita a mons. Michael Michai Kitbunchu, presidente della Conferenza episcopale della Thailandia, e chiederà di "poter coordinare una rete di soccorsi per la prima emergenze e in seguito per le operazioni di ricostruzione di case, ponti e scuole distrutte".

La Fondazione cattolica di Sura Thani sta collaborando ai soccorsi con il governo e le organizzazioni locali. Su invito del vescovo, tutti i religiosi, preti e suore, visiteranno le zone colpite e i villaggi per rendersi conto dei bisogni effettivi della gente. "Il mio motto è 'fiat voluntas tua' – ha detto il vescovo – non perdo la speranza che Dio ci aiuterà nella difficoltà e per questo mi voglio impegnare per soccorrere chi sta soffrendo".

Stesso grido d'aiuto arriva dalla  Caritas della Thailandia (Coers), preoccupata sulle modalità  e la possibilità di distribuire i soccorsi. "Le vittime sono moltissime e sparse in numerose aree – ha detto il direttore della Coers, p. Phiboon Visitnantachai -  servono più volontari e sostegno economico".

La Coers ha inviato 1000 euro ad ognuna delle 7 province colpite. La Croce Rossa in Thailandia sta raccogliendo sangue; il gruppo più richiesto è l'Rh. Sono previsti voli esentasse per volontari e dottori che si recano sui luoghi del disastro.

In Thailandia le vittime del maremoto del 26 dicembre sono arrivate quasi a 2 mila; le zone più colpite sono quelel meridionali. Padre Pornchai Techapitaktham, parroco della chiesa di Sant'Agnese a Krabi, ha raccontato che tutti i 30 cattolici della comunità  si sono salvati perché al momento del disastro erano in chiesa per la funzione domenicale e non nelle loro case più vicine al mare.