Tre anni di carcere a monache buddiste: hanno gridato “Lunga vita al Dalai Lama”
di Nirmala Carvalho
Per celebrare i 60 anni di “pacifica liberazione” del Tibet, la Cina ha rafforzato la presenza di polizia e stronca con arresti e carcere ogni minima protesta. In un regime di terrore, basta un sospetto per essere arrestato nella notte.
Dharamsala (AsiaNews) – Il tribunale della contea di Kardze (Sichuan) ha condannato 3 monache del monastero di Gyemadrak, il 2 luglio, a 3 anni di carcere ciascuna per avere gridato slogan per l’indipendenza del Tibet e a favore del Dalai Lama.

Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha spiegato che le monache - Jampa Choedon 31 anni; Sheh Lhamo, 21 anni; Yangchen aka Tashi Choetso, 28 anni - erano state arrestate il 15 giugno mentre dimostravano nel mercato della contea di Kardze con slogan come “Tibet Libero”, “Ritorni il Dalai Lama in Tibet”, “Lunga vita al Dalai Lama”.

Il Tchrd nota che la sentenza è stata emessa pochi giorni prima che la Cina celebrasse i 60 anni dalla “pacifica liberazione” del Tibet l’11 luglio 1951, e ricordasse, in un libro bianco edito da Pechino, come abbia portato pace e prosperità nel Paese.

Per la ricorrenza è molto aumentata la presenza di forze di polizia nelle zone tibetane e la repressione. Il 12 luglio nella prefettura di Yushu, nel Qinghai, la polizia ha arrestato 8 monaci, prelevandoli la notte dal monastero Zurmang, con l’accusa di avere distribuito volantini con l’invito a non partecipare alle celebrazioni ufficiali comprendenti corse di cavalli, canti e danze.

Nella contea di Tawu (in cinese: Daofu) le autorità il 6 luglio, per impedire che fosse celebrato il 76° compleanno del Dalai Lama, hanno tolto l’energia elettrica al monastero di Nyas Dargyeling e in un 2 conventi, secondo quanto riferisce l’agenzia Radio Free Asia.