Ryadh deporta in Eritrea un pastore: rischia la condanna a morte
Eyob Mussie, un rifugiato eritreo, è stato arrestato il 12 febbraio scorso a Jeddah e accusato di proselitismo cristiano. Il tribunale ha deciso il rimpatrio forzato. Un appello affinché sia considerata la possibilità di espatrio in un Paese diverso.
Jeddah (AsiaNews/Agenzie) – Eyob Mussie, un rifugiato cristiano che vive in Arabia saudita è stato informato che sarà rimpatriato forzosamente in Eritrea, dove corre il rischio di essere messo in prigione e forse condannato a morte. Mussie è stato arrestato in Arabia Saudita il 12 febbraio scorso davanti a una moschea a Jeddah, la seconda maggiore città del regno. Si era recato là per parlare con dei musulmani di cristianesimo. L’accusa è quella di proselitismo, e in Arabia saudita può comportare la pena di morte.

Le autorità saudite pensavano che Eyob avesse dei problemi di salute mentale. Un esame medico però ha confermato che le sue condizioni psicologiche sono tali da poter essere esaminato in tribunale e giudicato. E’ stato trasferito in una prigione di alta sicurezza, quella di Briman. In seguito invece di condannarlo a morte è stato deciso di rimandarlo in Eritrea.

In Eritrea attualmente circa tremila cristiani sono in prigione senza un’accusa. Alcuni di loro sono stati tenuti in isolamento per anni. Le probabilità che Eyob Mussie possa subire lo stesso trattamento, se non addirittura una condanna a morte sono molto alte. Per questo motivo Andrew Johnston, direttore dell’organizzazione Christian Solidarity Worldwide ha rivolto un appello al governo saudita per “considerare la possibilità di un Paese alternativo” all’Eritrea in cui far giungere il pastore.