La caduta di Gheddafi mette a rischio gli investimenti cinesi in Libia
I ribelli fanno marcia indietro sul rinnovo dei contratti petroliferi con Pechino. L’accusa è aver ostacolato la caduta di Gheddafi.
Pechino (AsiaNews/ Agenzie) – Pechino implora il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) di proteggere i suoi investimenti in Libia stipulati durante il regime di Gheddafi. Il 22 agosto, Abdelijalil Mayouf, manager libico ribelle dell’Arabian Gulf Oil Company, ha minacciato di non rinnovare i contratti con Cina, Russia e Brasile per aver ostacolato la guerra contro il rais.

Ieri,Wen Zhongliang, vice-capo del ministero cinese del Commercio, ha affermato che“gli investimenti della Cina in Libia, soprattutto quelli petroliferi, fanno parte di una collaborazione economica reciproca. Mantenerla è nell’interesse di entrambi i Paesi”.

In marzo, Cina e Russia si sono astenute dal votare la risoluzione Onu 1973 che ha dato inizio all’operazione “Odissey Dawn” contro Gheddafi, affermando di essere contrarie alla guerra e invitando Nato e regime a un’intesa diplomatica. Conscia di una possibile caduta del rais, Pechino ha iniziato a corteggiare i ribelli, ospitando i loro leader e inviando suoi funzionari diplomatici a Bengasi. In questi mesi il governo cinese ha più volte ribadito il suo appoggio al Cnt, riconoscendolo come l’unico interlocutore credibile.

Nel 2010 la Libia ha coperto circa il 3% del fabbisogno di petrolio cinese.