La Cina deve ancora pagare le Olimpiadi di Pechino 2008
I Giochi sono costati oltre 70 miliardi di dollari, in parte ancora da pagare. I governi locali prendono prestiti per fare nuove opere, ma ora hanno debiti per 10.700 miliardi di yuan, per l’80% verso banche. Le grandiose infrastrutture rimangono spesso sottoutilizzate e non portano i ricavi previsti.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina ha speso per le Olimpiadi del 2008 a Pechino la cifra record di 70 miliardi di dollari, che sta ancora pagando. Per aiutare la crescita economica i governi locali attingono con larghezza a finanziamenti, ma ora hanno difficoltà a restituirli e rischiano di mandare in crisi molte banche.

Gli enti pubblici dovranno pagare 16,2 miliardi di yuan (circa 2,5 miliardi di dollari) per il 2012, oltre agli interessi. Altri 11,6 miliardi di yuan (più interessi) nel 2013 e 37,6 miliardi nel 2014.

Per sostenere l’elevata spesa (la previsione di spesa per le Olimpiadi di Londra 2012 è stimata sui 15,3 miliardi di dollari), Pechino ha dilazionato i pagamenti in 10 anni, ma ha così subito il forte aumento del costo del denaro attuato per contenere l’inflazione. Ad agosto gli interessi hanno raggiunto il 5,92%, massimo da 3 anni.

I governi locali impegnano forti somme dilazionando i pagamenti, fiduciosi che il rapido sviluppo economico e la stabilità finanziaria alleggeriscano il debito. E’ successo il contrario e dati ufficiali del National Audit Office pubblicati a giugno indicano un debito complessivo dei governi locali per 10.700 miliardi di yuan, dovuti per l’80% alle banche. Esito anche degli stimoli erogati del governo gli anni scorsi per sostenere l’economia, con la costruzione di infrastrutture come strade, autostrade e ferrovie, che però non hanno portato agli enti pubblici i guadagni previsti.

Da mesi l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha ammonito che almeno il 30% di questi debiti può essere di non facile riscossione, con elevato pericolo per molte banche anche grandi.

Secondo dati ufficiali, il governo della sola Pechino, città di 19,6 milioni di abitanti, alla fine del 2010 aveva debiti per 374,5 miliardi di yuan, di cui il 61,7% sono garantiti dal governo centrale. Ma il fenomeno è diffuso: la provincia di Jilin, 27,4 milioni di abitanti, era indebitata per 303,3 miliardi.

Per finanziare le nuove opere e sostenere la crescita economica, gli enti pubblici continuano a chiedere prestiti bancari. Victor Shih, professore all’Università nordoccidentale a Evanston (Illinois) spiega che “Pechino ha un perenne deficit di bilancio, come molte altre città cinesi”. Fra l’altro, il costo del denaro è talmente salito che “rifinanziare i debiti pregressi sarebbe molto più costoso”.

Gui Guan, funzionari dell’Ufficio finanza di Pechino, dice però che le infrastrutture olimpiche sono state costruite da ditte commerciali e che, comunque, gli introiti per le Olimpiadi hanno superato i costi per 19,3 miliardi di yuan. Senza però spiegare se nei costi sono compresi anche quelli di ditte “commerciali” ma pubbliche e comunque garantite da enti pubblici. La Beijing Capital Highway Development Group Co., costruttrice di strade, ha “difficoltà” a pagare questi debiti e ci riesce solo grazie a sussidi del municipio, spiega l’agenzia Bloomberg, che ritiene il problema diffuso.

Esperti osservano comunque che la Cina, dato che non ha un elevato debito estero, è in grado di assorbire le forti perdite dei governi locali. Ma altri ricordano come la Grecia, dopo avere speso oltre 11 miliardi di euro per ospitare le Olimpiadi di Atene 2004, ha visto lievitare il debito estero fino al 143% e si è trovata in default, dovendo ricorrere a robusti aiuti dei Paesi europei.

Sia Pechino che Atene hanno realizzato infrastrutture grandiose, ma eccessive per le effettive esigenze e rimaste poi sottoutilizzate. Lo stadio olimpico di Pechino Nido d’Uccello è utilizzato solo per eventi sporadici, come il 6 agosto la finale di supercoppa italiana di calcio tra Inter e Milan.