Erdogan al Cairo attacca Israele e si propone come leader del mondo arabo
Il primo ministro turco ha definito il blocco di Gaza “un crimine”, e “una necessità, non un’opzione” la creazione di uno Stato palestinese. Ha fatto riferimento alla Siria: “Le richieste legittime del popolo non possono essere represse con la forza e nel sangue”. E ha ricordato che turchi e arabi sono fratelli.
Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) – Il primo ministro turco Recep Tayip Erdogan ha cominciato ieri un tour in alcuni Paesi arabi. Al Cairo, dove è arrivato con una delegazione impressionante – 280 fra ministri, consiglieri e uomini di affari – ha firmato accordi commerciali con l’Egitto, ha dichiarato il suo pieno appoggio al riconoscimento di u  seggio all’Onu per lo Stato palestinese e ha ripetuto i suoi attacchi a Israele.

Erdogan ha fatto due uscite pubbliche ieri: davanti ai ministri degli Esteri della Lega araba, e in una breve conferenza stampa. Ha ricordato i nove civili turchi uccisi sulla Mavi Marmara, la nave che stava dirigendosi verso Gaza, e i cinque egiziani uccisi dagli israeliani mentre inseguivano i terroristi responsabili dell’attentato a Eilat. “La barriera alla pace nella regione è la mentalità del governo israeliano” ha dichiarato. Ha definito il blocco di Gaza “un crimine”, e la creazione di uno Stato palestinese “non un’opzione, ma una necessità”, esortando gli Stati arabi a innalzare la bandiera della Palestina.

In un’intervista al giornale al-Shourouk ha poi affermato: “I leader di Israele hanno sbagliato nell'interpretare la realtà circostante, hanno perso i loro sostenitori, anche negli Usa. Quando Gates, l'ex ministro della Difesa americano e uomo dei servizi segreti afferma che Netanyahu è un pericolo per Israele, e sta spingendo il paese verso l'isolamento internazionale, è un segnale profondo. Molti hanno taciuto. La Turchia ha scelto di reagire”.

Il primo ministro turco ha poi fatto un appello per la libertà e la democrazia nella regione, facendo un riferimento trasparente alla Siria: “Le richieste legittime del popolo non possono essere represse con la forza e nel sangue. Libertà e democrazia e diritti umani devono essere uno slogan comune per il futuro dei nostri popoli”. Ai ministri della Lega araba ha detto: “I turchi e gli arabi sono legati da fratellanza da centinaia di anni. Condividiamo la stessa cultura e la stessa fede”. Queste parole rievocano l’esortazione di Obama, nel suo incontro con Erdogan, a valorizzare la Turchia come Paese leader del mondo arabo. Analoghe valutazioni ed esortazioni in questo senso sono state espress anni fa dai vertici della Conferenza episcopale italiana e da alcuni responsabili di alto livello della diplomazia vaticana.