1° ottobre, il premier Wen chiede “più democrazia” per la Cina
In occasione delle celebrazioni per il 62mo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese, il primo ministro promette maggiori diritti per la popolazione e una democrazia “con caratteristiche cinesi”. Ma il governo continua a reprimere i diritti umani e a impedire la partecipazione popolare.
Pechino (AsiaNews) – La Cina “ha bisogno di maggiore democrazia interna”, l’unico modo “per rispondere alle grandi sfide che si pongono davanti a noi e risolvere i problemi che più di tutti preoccupano la popolazione”. Lo ha detto il primo ministro Wen Jiabao nel corso di un discorso pronunciato nella notte fra il 30 settembre e il 1° ottobre, 62esimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese.

Il primo ministro ha fatto riferimento alle “sfide” che affliggono la Cina: l’inflazione crescente, uno squilibrio nel rapporto fra costo della vita e salari, disoccupazione, sicurezza alimentare, corruzione, la distruzione dell’ambiente e l’ingiustizia sociale: “Aumenteremo – ha detto – i nostri sforzi, in modo da perfezionare la democrazia e risolvere queste questioni”.

Ovviamente, Wen ha chiarito che con “democrazia” non intende il concetto occidentale del termine. La Cina, ha sottolineato, “deve sviluppare una democrazia con caratteristiche interne, un socialismo alla cinese”. Si tratta di un concetto elaborato da Deng Xiaoping, il secondo presidente cinese, che lo usò per giustificare le prime liberalizzazioni nel campo economico. Per celebrare il 1° ottobre, Wen e gli altri leader di Pechino si sono recati in piazza Tiananmen e si sono inchinati davanti al monumento dedicato ai martiri della Rivoluzione maoista.

Da diverso tempo, il premier cinese utilizza in pubblico concetti e termini vicini al concetto occidentale di società democratica. Ma in Cina il governo continua a reprimere con ogni mezzo coloro che cercano giustizia e democrazia. Soltanto negli ultimi giorni, proprio in vista della festa di oggi, decine di persone sono state arrestate o allontanate con la forza dalla capitale.

Inoltre, Pechino sta cercando di legalizzare le “black jail”, prigioni illegali dove i dissidenti semplicemente scompaiono e ha imposto un freno alle candidature “indipendenti” – ovvero non comuniste – per le elezioni di ogni livello: da quelle di quartiere a quelle per la contea. Infine, lo stesso Wen è stato più volte censurato dai media e dagli organi di stampa interni al Partito e i suoi appelli per la giustizia sociale e la democrazia sono stati cancellati.