Sichuan: si dà fuoco un altro monaco tibetano, la polizia lo percuote e porta via
Un giovane ex monaco di Kirti si autoimmola inneggiando al Tibet libero. E’ l’8° tibetano che in pochi mesi sceglie questa protesta estrema. I tibetani in esilio faranno un giorno di preghiera e digiuno per solidarietà per le sofferenze del loro popolo.
Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – Norbu Dramdul, monaco tibetano di 19 anni, sé è dato fuoco gridando slogan come “Libertà per il Tibet” e “Lasciate tornare il Dalai Lama”, a Ngaba (Aba in cinese), nella sudoccidentale provincia del Sichuan, il 15 ottobre intorno a mezzogiorno. E’ l’8° tibetano che si auto-immola, per protestare contro la dominazione cinese e la violazione dei diritti umani.

La polizia cinese ha spento le fiamme e lo ha percosso con forza, lo ha caricato su un’autovettura e portato subito via, come confermano testimoni oculari. Non si hanno notizie sulle sue condizioni.

La zona è stata subito presidiata da un forte spiegamento di polizia.

Dramdul è stato monaco presso il monastero di Kirti, che dai primi mesi del 2011 è sottoposto a un continuo controllo della polizia, che ha portato via centinaia di monaci per destinazione ignota.

Parecchi tra gli altri 7 tibetani auto-immolatisi erano monaci di Kirti.

La protesta arriva alla vigilia di un giorno di digiuno e preghiera organizzato dal governo tibetano in esilio per il 19 ottobre, in segno di solidarietà con i tibetani sottoposti al dominio cinese.

Pechino ha accusato più volte il Dalai Lama, leader spirituale tibetano, di violare gli insegnamento buddisti per non avere condannato questi gesti violenti contro se medesimi. Ma esperti osservano che il Dalai Lama ha sempre sconsigliato simili gesti, ma non può criticare chi arriva a sacrificare se stesso per una giusta protesta, quando in Tibet è vietato persino protestare se non si vuole essere arrestati e condannati ad anni di carcere.