Vaticano: agli indù, ovunque nel mondo sia rispettata la libertà religiosa
Messaggio del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso in occasione della festa di Diwali. “Sebbene l’esercizio di questo diritto comprenda la libertà di ogni persona di professare, praticare e diffondere la propria religione o fede, sia in pubblico che in privato, individualmente o comunitariamente, esso implica anche un serio obbligo, da parte delle autorità civili, degli individui e dei gruppi, di rispettare la libertà degli altri”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Gli indù, insieme con i cristiani, sentano “come una nostra comune responsabilità” la promozione della libertà religiosa, “Annoverata tra i diritti umani fondamentali, che si radicano nella dignità della persona umana”, “uando essa viene messa a repentaglio o negata, tutti gli altri diritti umani sono in pericolo”. Lo afferma il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso nel messaggio inviato agli indù in occasione della festa di Diwali.

La festa è celebrata da tutti gli indù ed è conosciuta come Deepavali ossia "fila di lampade ad olio". Simbolicamente fondata su un’antica mitologia, essa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l’adorazione a Dio. Celebrata in giorni diversi a seconda dei luoghi, quest’anno per molti indù cadrà il 26 ottobre.

Il messaggio, tradizionalente pubblicato in questa occasione, cade in un periodo nel quale si sono fatti più frequenti e più violenti gli episodi di intolleranza di estremisti indù contro i cristiani, dei quali il documento non fa esplicito riferiento. Ma esso, intitolato "Cristiani e Indù: insieme per promuovere la libertà religiosa", afferma che il tema “è al centro della scena in vari luoghi, richiamando la nostra attenzione su quei membri della nostra famiglia umana che sono esposti al biasimo, al pregiudizio, ad una propaganda di odio, alla discriminazione ed alla persecuzione in base alla loro appartenenza religiosa. La libertà religiosa è la risposta a quei conflitti che in varie parti del mondo hanno una motivazione religiosa. In mezzo alla violenza scatenata da questi conflitti, molti aspirano ardentemente ad una coesistenza pacifica e ad uno sviluppo umano integrale”.

“La libertà religiosa - prosegue il documento, firmato dal presidente e dal segretario del Pontificio consiglio, card. Jean-Louis Cardinal Tauran e mons. Pier Luigi Celata - è annoverata tra i diritti umani fondamentali, che si radicano nella dignità della persona umana. Quando essa viene messa a repentaglio o negata, tutti gli altri diritti umani sono in pericolo. La libertà religiosa comporta necessariamente l’esclusione di ogni coercizione da parte di individui, gruppi, comunità o istituzioni. Sebbene l’esercizio di questo diritto comprenda la libertà di ogni persona di professare, praticare e diffondere la propria religione o fede, sia in pubblico che in privato, individualmente o comunitariamente, esso implica anche un serio obbligo, da parte delle autorità civili, degli individui e dei gruppi, di rispettare la libertà degli altri. Esso comprende, inoltre, la libertà di cambiare la propria religione”.

“Quando è rispettata e promossa, la libertà religiosa consente ai credenti di collaborare con maggior entusiasmo, con i propri concittadini, nella costruzione di un ordine sociale giusto ed umano. Ma laddove e quando essa viene negata, soppressa o conculcata, "l’affermazione di una pace autentica e duratura di tutta la famiglia umana" è repressa e vanificata (Papa Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2011). Vi sono molti campi nei quali si può dare un contributo specifico al bene comune, come la difesa della vita e della dignità della famiglia, la solida educazione della gioventù, l’onestà nel comportamento di ogni giorno, la preservazione delle risorse naturali, solo per citarne alcuni. Cerchiamo quindi di unire i nostri sforzi per promuovere la libertà religiosa come una nostra comune responsabilità, chiedendo ai capi delle nazioni di non trascurare mai la dimensione religiosa della persona umana”.