Pechino interessata a investimenti in Russia
di Nina Achmatova
La caccia a forniture energetiche affidabili, la necessità di portare denaro all’estero per evitare di surriscaldare la sua economia e la ricerca di nuovi mercati per la sua merce porta la Cina a puntare l’acquisto di asset russi.
Mosca (AsiaNews) – Nonostante la rivalità e la diffidenza che caratterizza i rapporti tra Mosca e Pechino, gli investimenti cinesi in Russia sono destinati a crescere portando le relazioni economiche oltre il semplice commercio bilaterale. Lo sostengono alcuni esperti, anche alla luce della recente visita del premier Vladimir Putin nell’ex Celeste Impero, da dove ha portato a casa un miliardo di dollari cinesi che confluiranno in un fondo sovrano congiunto per sviluppare progetti sul territorio russo.

Si tratta di una cifra considerevole, considerato che è pari al valore di tutti gli investimenti diretti cinesi nella Federazione dal crollo dell’Urss. Lou Jiwei, capo della China Investment Corporation, ammette che il clima degli investimenti in Russia non è favorevole, se paragonato al panorama globale, ma nonostante ciò cresce l’interesse dei società cinesi ad acquistare asset nel Paese.

La China Huadian Corporation investirà 323 milioni di dollari nella realizzazione di una centrale a gas a Yaroslav, i cui lavori sono iniziati il mese scorso. La Huadian possiede il 51% della joint-venture con la compagnia energetica russa Tgk-2 che costruirà e opererà la centrale.

All’inizio di quest’anno, Pechino ha formato un altro progetto che le porterà il possesso di asset russi: la costruzione di centrali energetiche multiple in Liberia con la compagnia privata EuroSibEnergo. Gli sforzi per produrre elettricità per il mercato sia cinese che russo richiede capitali per centinaia di milioni di dollari.

Proprio le esigenze legate al settore energetico starebbero spingendo i cinesi a mettere da parte i tradizionali pregiudizi verso il vicino e affidabile fornitore. La ricerca di risorse in Venezuela, Libia e Sudan è diventata meno scontata per Pechino, da quando Hugo Chavez si è ammalato, a Tripoli siede un governo transitorio filo-occidentale e in Sudan la situazione è sempre più precaria, come spiega Dmitry Abzalov, analista del commercio estero per il think tank Centro di politica attuale.

Proprio la settimana scorsa, Putin ha accennato alla possibilità che la Cina esplori giacimenti di gas naturale a Magadan e nel Lontano Oriente russo a largo delle isole Sakhalin. Dal canto suo Pechino ha espresso interesse nell’estrazione carbonifera in Siberia.

Second Abzalov, intervistato dal The Moscow Times, il settore in cui Mosca sarebbe più interessata a un afflusso di capitali cinesi è quello manifatturiero, perché ha “bisogno di espandere la sua base industriale”, spiega Abzalov. Dal canto suo Pechino ha bisogno di portare denaro all’estero per evitare di surriscaldare la sua economia e cerca nuovi mercati per la sua merce e per assicurarsi risorse naturali.

La Cina investirà anche in asset che potranno potenziare le relazioni commerciali, di cui si aspetta una crescita quest’anno fino ad almeno 70 miliardi di dollari. In un accordo già in vigore, il China Chengtong Holdings Group è entrato in possesso del parco Greenwood fuori Mosca, finora il più grande investimento unico in Russia. Il parlamentare Wu Bangguo è arrivato lo scorso mese a inaugurare questa sorta di gigante show room dei prodotti cinesi, il cui acquisto e realizzazione sono costati al gruppo Chengtong 350 milioni di dollari in un anno.

Altri investimenti che potranno concretizzarsi sono legati all’accordo siglato a luglio per formare una joint-venture che produca auto e veicoli commerciali leggeri a Ulyanovsk.