Bhamo: le estrazioni minerarie avvelenano la popolazione
La ricerca senza freni di oro e regole, lungo il fiume Kachin causa il riversamento di mercurio e arsenico nelle acque. Gli abitanti denunciano la moria di pesci e la tossicità del fiume. A rischio l’ecosistema lungo l’Irrawaddy. Gruppo ambientalista denuncia: mai interrotti i lavori alla diga di Myistone.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – I danni ambientali causati dalle estrazioni minerarie intensive lungo il fiume Irrawaddy in territorio Kachin – nel nord del Myanmar – mettono a repentaglio la salute degli abitanti della zona, in particolare nella città di Bhamo. Le autorità birmane consentono un’attività estrattiva “senza limiti e regole", che rischia di mettere in pericolo il delicato ecosistema di una regione già segnata dai lavori di costruzione della gigantesca diga di Myitsone. Ufficialmente l’opera è bloccata dal 30 settembre, in seguito alla decisione del presidente Thein Sein di “interrompere” la realizzazione; tuttavia, gruppi di attivisti denunciano che “non vi sono prove” secondo cui “il progetto della diga è davvero sospeso”.

Il sottosuolo del Myanmar è ricco di minerali, gemme e combustibili, il cui sfruttamento richiama gli interessi di compagnie birmane e multinazionali straniere. Nel territorio Kachin, lungo il fiume Irrawaddy, vera e propria spina dorsale del Paese, vi sono ingenti giacimenti di oro e preziosi. Tuttavia, gli elevati quantitativi di mercurio e cianuro usati per le estrazioni finiscono per inquinare le acque. A questo si somma la perdita di olio e carburante delle oltre 300 imbarcazioni che viaggiano lungo il suo corso, giorno e notte, causando danni ambientali enormi soprattutto nella città di Bhamo.

Un abitante denuncia che “non ci sono più pesci nel fiume” e, considerato che “la maggior parte della gente beve direttamente dal fiume”, insorgono con crescente frequenza casi di “malesseri che danno origine a fenomeni di nausea e vomito”. E la rottura degli argini ha dato un “colorito scuro” alle acque del fiume, che certo non tranquillizza la popolazione. “Non ci sono più delfini – aggiunge un altro cittadino – e spesso capita di assistere a morie di pesci”.

Intanto la diga di Myitsone torna al centro del dibattito in Myanmar: a cinque giorni di distanza dal decreto presidenziale che imponeva lo stop ai lavori – il 30 settembre scorso – le autorità locali avrebbero ordinato lo sgombero di alcuni villaggi della zona per consentire i lavori di estrazione ad un’azienda mineraria legata al governo centrale. Il Kachin Development Networking Group (KDNG) ha ottenuto un comando ufficiale delle autorità di Myitkina, che risale al 5 ottobre, che intima lo sgombero del villaggio di Tang Hpre entro cinque giorni, altrimenti “vi saranno pene esemplari in accordo con le leggi vigenti”. Gli attivisti di KDNG denunciano anche il proseguimento dei lavori della diga, dove l’attività degli operai dediti alla costruzione “non si è mai fermata”.