Nuova “marcia da un milione” oggi al Cairo per cacciare il governo dei militari
Oltre 30 partiti politici e i sindacati nella prova di forza contro il Consiglio supremo delle Forze armate, che conferma le elezioni del 28 novembre e nomina un nuovo Primo ministro. Assenti i Fratelli musulmani, che si riuniranno in un altro luogo.
Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) – Piazza Tahrir si sta cominciando a riempire per una nuova “marcia da un milione” convocata da oltre 30 partiti politici per oggi, dopo la preghiera del venerdì, per chiedere che il Consiglio supremo delle Forze armate (Scaf) e il suo capo, Hussein Tantawi, passino immediatamente i propri poteri a un’autorità civile. Altre richieste secondarie sono la formazione di un governo di “emergenza nazionale”, il rilascio degli attivisti arrestati a Maspero e a Tahrir, il processo per i responsabili delle uccisioni dei manifestanti e una ristrutturazione radicale del ministero degli Interni. I grandi assenti dalla manifestazione sono il partito Wafd (liberale) e soprattutto i Fratelli musulmani, che daranno vita a una manifestazione separata.

Il Consiglio supremo ha già rigettato le richieste che verranno ribadite in piazza oggi; ha confermato che il primo appuntamento elettorale fra quelli previsti si svolgerà il 28 novembre prossimo; e ha nominato un nuovo Primo ministro, in sostituzione di Essam Sharaf, dimessosi il 23 novembre. Il nuovo premier è Kamal Ganzouri, che ha già ricoperto questo ruolo nell’era Mubaraka, dal 1996 al 1999. La nomina è criticata perché Ganzouri è un esponente delle vecchia guardia, legato ai vertici del regime e ai militari, anche se aveva preso le distanza dal Rais tempo prima che scoppiasse la crisi.

La protesta di oggi è appoggiata dalla Federazione dell’unione dei sindacati egiziani, mentre un’altra organizzazione sindacale ha proclamato uno sciopero per oggi a sostegno della manifestazione. Nel frattempo il ministero della Sanità ha rivelato che 41 persone sono rimaste vittima degli scontri dei giorni scorsi. Il Consiglio ha espresso le sue condoglianze e promesso che le famiglie delle vittime saranno indennizzate. Ma la situazione è estremamente instabile e piena di rischi, anche per i giornalisti. Alcuni sono rimasti feriti e un gruppo di osservazione ha sconsigliato giornali e televisioni dall’inviare donne giornaliste in Egitto, dal momento che si sono verificati almeno due casi di aggressioni sessuali da parte di agenti della sicurezza in borghese ai loro danni: una francese e una con nazionalità egiziana ed americana.