Papa: i laici cristiani con la loro vita ripropongano al mondo la “questione di Dio”
In Asia, l’annuncio del Vangelo ha raggiunto solo una piccola minoranza, “che non di rado vive la fede in un contesto difficile, a volte anche di vera persecuzione”. All’assemblea del Pontificio consiglio per i laici, Benedetto XVI sottolinea di non dare per acquisita per sempre la fede, ma di riproporne i fondamenti anche all’interno delle realtà ecclesiali.
Città del Vaticano (AsiaNews) – I cristiani sono chiamati a dare “una testimonianza trasparente della rilevanza della questione di Dio in ogni campo del pensare e dell’agire”, ma la “questione di Dio” va riproposta anche all’interno della realtà ecclesiale, perché “i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle «malattie» del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo”. E’ il mandato che Benedetto XVI ha affidato oggi ai laici cristiani, nel discorso che ha rivolto ai partecipanti alla XXV assemblea plenaria del Pontificio consiglio per i laici, che si svolge a Roma dal 24 al 26 novembre sul tema: La questione di Dio oggi. «Non dobbiamo forse nuovamente ricominciare da Dio?».

Il discorso del Papa è partito da un esame dei principali avvenimenti che hanno riguardato il laicato cattolico nell’anno trascorso. Tra questi, il Congresso per i fedeli laici dell’Asia, svoltosi a Seoul. “Il vastissimo continente asiatico - ha detto in proposito - ospita popoli, culture e religioni diversi, di antica origine, ma l’annuncio cristiano ha raggiunto sinora soltanto una piccola minoranza, che non di rado vive la fede in un contesto difficile, a volte anche di vera persecuzione. Il convegno ha offerto l’occasione ai fedeli laici, alle associazioni, ai movimenti e alle nuove comunità che operano in Asia, di rafforzare l’impegno e il coraggio per la missione. Questi nostri fratelli testimoniano in modo ammirevole la loro adesione a Cristo, lasciando intravedere come in Asia, grazie alla loro fede, si stiano aprendo per la Chiesa del terzo millennio vasti scenari di evangelizzazione”.

C’è stata poi la Giornata della gioventù. “Una straordinaria cascata di luce, di gioia e di speranza ha illuminato Madrid, ma anche la vecchia Europa e il mondo intero, riproponendo in modo chiaro l’attualità della ricerca di Dio. Nessuno è potuto rimanere indifferente, nessuno ha potuto pensare che la questione di Dio sia irrilevante per l’uomo di oggi”.

“Non dovremmo mai stancarci di riproporre tale domanda, di ‘ricominciare da Dio’, per ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità. Infatti, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale. L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato. In questo quadro, la questione di Dio è, in un certo senso, «la questione delle questioni». Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione. L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente”.

Risvegliare la domanda su Dio, perché sia la questione fondamentale passa “dall’incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. Dio viene conosciuto attraverso uomini e donne che lo conoscono: la strada verso di Lui passa, in modo concreto, attraverso chi l’ha incontrato”. Qui i laici giocano un ruolo “particolarmente importante”, offrendo testimonianza della “questione di Dio” in famiglia, nel lavoro, nella politica e nell’economia.

“Ma la sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio. A volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte”. Così non è e allora “la prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci”.