Buddisti nepalesi contro lo sfruttamento turistico della città natale di Buddha
di Kalpit Parajuli
Governo maoista e Onu vogliono trasformare il sito di Lumbini, meta di pellegrinaggi, in un luogo di turismo di massa. Centinaia di buddisti in marcia a Kathmandu per dire no alla strumentalizzazione della religione per fini economici.
Kathmandu (AsiaNews) – Centinaia di buddisti nepalesi hanno manifestato nei giorni scorsi a Kathmandu contro lo sfruttamento turistico del luogo di nascita di Buddha a Lumbini. Fra le richieste le dimissioni del leader maoista Prachanda nominato di recente coordinatore del Lumbini Development Committee.

Grazie a un accordo con Cina e Onu, il governo maoista vuole trasformare il sito da meta di pellegrinaggi a luogo di turismo di massa. E questo senza tener conto dei valori religiosi e tradizionali del buddismo, creando alberghi, ristoranti e un aeroporto.
Di recente Prachanda si è incontrato con Ban Ki-moon, segretario dell’Onu, per organizzare un comitato internazionale per lo sviluppo di Lumbini.

Lo scorso 8 dicembre, monaci, leader politici e fedeli buddisti hanno marciato dal parlamento fino alla sede delle Nazioni Unite, contestando l’eccessiva interferenza dei politici maoisti e dell’Onu in questioni di natura religiosa.

“Troppi politici sono interessati a Lumbini - afferma Lakpa Sherpa, vicepresidente della Comunità buddista nepalese - essi vogliono strumentalizzare la religione per fare soldi e offendono la nostra sensibilità”. Egli propone di coinvolgere nel progetto i leader buddisti, che grazie alla conoscenza delle tradizioni saprebbero valorizzare in modo adeguato il luogo di nascita del Buddha.

Scoperto dagli archeologi nel 1897, il sito di Lumbini è divenuto uno dei luoghi più importanti del buddismo ed è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Ogni anno milioni di persone da tutto il mondo si recano in pellegrinaggio al piccolo villaggio. A tutt’oggi la zona è circondata solo da monasteri e per rispetto non è permesso realizzare altre infrastrutture.