Giovane cattolico di Vinh rapito dalla polizia alla vigilia di Natale
Pierre Nguyên Dinh Cuong è stato preso da uomini in borghese, senza mandato di arresto. E’ il sedicesimo dalla fine di luglio a subire tale trattamento. Ssono persone impegnate in gruppi come il Centro Giovanni Paolo II per la difesa della vita o come il Movimento di imprenditori e intellettuali cattolici, in crescita nel nord del Vietnam. Per settimane le famiglie vengono lasciate all’oscuro anche del luogo ove sono detenuti.
Hanoi (AsiaNews) – Continua la campagna di arresti di giovani cattolici nel nord del Vietnam, una campagna portata avanti con tecniche da rapimenti, senza che sia formulati capi d’accusa e lasciando le famiglie senza alcuna notizia per settimane. Dalla fine di luglio, sono sedici i giovani che hanno subito tale sorte.

Il caso più recente riguarda Pierre Nguyên Dinh Cuong, un giovane di una parrocchia di Vinh che alla vigilia di Natale, il 24 dicembre, è stato rapito mentre si recava a casa di un medico, suo amico. Come riferisce Eglises d’Asie, tre uomini in borghese lo hanno ammanettato e caricato su un taxi, che si è allontanato.

L’indomani, uno dei fratelli della vittima ha riconosciuto il taxi e i suoi occupanti, li ha inseguiti in motorino e li ha costretti a fermarsi.Voleva avere notizie sull’accaduto, ma i tre lo hanno afferrato per la gola, si sono rifiutati di rispondere e sono fuggiti. Altri amici di Pierre Cuong sono però riusciti a seguire il taxi e lo hanno visto entrare nella sede della Sicurezza pubblica provinciale.

Nessun dubbio, tra gli amici del giovane rapito, che l’accaduto va attriuito alla Sicurezza pubblica che usa metodi da rapimento. L’arresto è infatti avvenuto senza mandato, né i parenti di Pierre sono stati informati del luogo ove il giovane è detenuto.

A giudizio di amici e vicini, il rapimento va messo in relazione con l’impegno del giovane nei movimenti ecclesiali e in attività caritative e sociali, in particolare con il Centro Giovanni Paolo II per la difesa della vita.

Il caso di Pierre Cuong è analogo a quello di altri 15 rapiti, nove dei quali della diocesi di Vinh, a quanto detto dal vescovo Nguyên Thai Hop. L’ultimo era stato Paul Trân Minh Nhât, che studiava alla facoltà di lingue straniere e informatica a Hanoi. Anchìegli era originario della diocesi e sono passate settimne prima che la sua famiglia potesse sapere qualcosa di lui.

Diversi degli arrestati appartenevano al Centro Giovanni Paolo II per la difesa della vita o al Movimento di imprenditori e intellettuali cattolici, in crescita nel nord del Vietnam. Qualcuno aveva dato sostegno a Cu Huy Ha Vu, 53enne avvocato, figlio di uno dei leader della rivoluzione, impegnato per i diritti umani.

E solo il 22 dicembre, a quattro dei giovani cattolici arrestati, Nguyên Xuân Anh, Nguyên Oai, Nguyên Duyêt et Thai Van Dung, internati nel campo B14 è stata data l’autorizzazione a ricevere un rappresentante delle loro famiglie. E se le condizioni fisoche dei quattro non destano particolari preoccupazioni, il morale sembra lasciare a desiderare, mentre ci si chiede perché solo quattro prigionieri hanno avuto il permesso di ricevere una visita.