Mossul, cristiani nel mirino, ma non è guerra di religione (scheda)

Mossul (AsiaNews) - La comunità cristiana di Mossul  non è nuova agli attacchi terroristi. Lo scorso 7 dicembre sono state fatte esplodere e incendiare due chiese cattoliche: quella di rito armeno e quella di rito caldeo con annesso il palazzo vescovile, uno dei più bei gioielli dell'architettura caldea.

Il  20 dicembre altri 3 attentati terroristi a 3 chiese della diocesi. Mons. Rahho, vescovo caldeo di Mossul,  aveva confermato ad AsiaNews che erano stati colpiti il vescovado siro-ortodosso di St. Mary Afram, la chiesa siro-cattolica di al-Bashara e il vescovado caldeo ad al-Tahira. Per il vescovado caldeo si trattava del secondo attacco terroristico in un mese.

La comunità cristiana di Mossul, circa 100 mila presenze, è molto viva e da sempre in buonissimi rapporti con la comunità musulmana.

Nei mesi scorsi è stata però evidente anche una crescita di fondamentalismo. Minacce e violenze per un'islamizzazione forzata di studenti, donne e cristiani, si sono sempre più diffuse.

All'inizio del Ramadan, lo scorso ottobre, un volantino distribuito all'università di Mossul prometteva di "uccidere tutte le irakene che non indossano il velo". I firmatari erano un fantomatico gruppo del "parlamento dei mujahidin", una sigla che raccoglie 6 gruppi fondamentalisti armati. Il volantino diffidava le ragazze dall'indossare vestiti occidentali e truccarsi. "Seguiremo chi trasgredirà le regole fin nelle case" e "non esiteremo a colpire".

Nei giorni seguenti alcuni criminali hanno attaccato due ragazze in un mercato di Mosul, colpevoli di non indossare il velo durante la spesa, versando con una siringa acido nitrico sui loro visi.

L'islamizzazione dei costumi – che ricorda le campagne dei talebani in Afghanistan e quelle dei pasdaran nell'Iran di Khomeini – vuole soprattutto colpire gli studenti e le studentesse universitarie. Fra essi, le ragazze cristiane sono un obbiettivo specifico.

In un'intervista ad AsiaNews, p. Joseph, sacerdote di Mossul, ha affermato che l'accanimento contro i cristiani si spiega per il fatto che "i cristiani costituiscono il 3% della popolazione, ma a livello culturale costituiscono circa il 40%: molti sono professori universitari, medici, ingegneri. I terroristi cercano di colpire la cultura e l'economia del paese, per indebolirlo e assoggettarlo". Il prete precisava che "i casi di violenza contro i cristiani sono in continuo aumento, ma non bisogna parlare di persecuzione o di guerra di religione". Le violenze sono frutto di bande armate. "Due o tre persone sono sufficienti a seminare il terrore in un intero quartiere". Fra queste bande armate vi sono persone della cosiddetta "resistenza", che vogliono punire le forze di occupazione e i "collaborazionisti"; gli estremisti musulmani, che impongono la loro visione di "fede" e non permettono libertà individuali; i delinquenti e i criminali comuni, liberati da Saddam poco prima della caduta del regime.