Figlie di Nostra Signora delle Missioni, 150 anni tra le donne del Bangladesh
di Sumon Francis Gomes
La congregazione fondata da suor Euphrasie Barbier ha orfanotrofi, scuole, ostelli femminili e sanatori in sette distretti del Paese. Arcivescovo di Dhaka: “Donne istruite sono un beneficio per l’intera società”.
Dhaka (AsiaNews) – Le Figlie di Nostra Signora delle Missioni (Rndm) hanno celebrato i loro 150 anni in Bangladesh. Alla messa giubilare hanno partecipato circa 500 cattolici locali, oltre a quattro vescovi e numerosi sacerdoti e religiose di altri istituti. Il tema dell’evento era “Fare tesoro del passato; dare forma al nostro futuro”. Durante la celebrazione, i partecipanti hanno rivolto un ricordo particolare a suor Euphrasie Barbier, fondatrice della congregazione dedita, in particolar modo, all’apostolato dell’educazione tra le donne bengalesi.

“Le sorelle – ha detto mons. Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dhaka – hanno servito il Paese per oltre 128 anni con altruismo e profondo spirito di sacrificio, dedicandosi ai più bisognosi e all’educazione delle giovani ragazze e delle donne. Questa congregazione è nata con la convinzione che le donne possono essere istruite, a grande beneficio di tutta la società”.

Invitato alla celebrazione come ospite speciale, Promod Mankhin, ministro per gli Affari culturali e unico cristiano (cattolico) al governo, ha detto in bengalese “Manush Manusher Janna”, che significa “l’essere umano è per l’essere umano”. “Questo – ha spiegato – è lo stile di vita seguito dalle sorelle Rndm per noi. Negli anni, la congregazione ha fatto e continua a fare quello che il governo avrebbe dovuto fare moltissimi anni fa”.

Il 25 marzo 1883 suor Euphrasie Barbier è arrivata a Chittagong, in Bangladesh, insieme a cinque consorelle. Da quella città, si sono spostate in sette distretti, creando scuole, sanatori, orfanotrofi e ostelli per ragazze. Le Figlie di Nostra Signora delle Missioni hanno dedicato la loro pastorale ai poveri, i giovani e le bambine. Inoltre, le religiose lavorano per lo sviluppo socio-economico, prestando attenzione ai bisogni di rifugiati, lavoratori migranti e malati di Hiv/Aids.