Siria: accordo regime-ribelli per cessare il fuoco a Zabadani. Obama: Assad se ne vada
Una tregua sarebbe stata concordata con i responsabili della città, vicina al confine con il Libano, centro della resistenza al regime. Il 22 gli osservatori della Lega araba consegnano il loro rapporto. Damasco è disponibile a una proroga di un mese della missione. Obama incontra Abdullah di Giordania e chiede al presidente siriano di farsi da parte.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Le truppe siriane che combattono contro i ribelli nella città di Zabadani, vicino al confine con il Libano, avrebbero negoziato un cessate il fuoco. In base ai termini dell’accordo, l’esercito si ritirerebbe e i disertori abbandonerebbero le strade. La notizia viene da una fonte dell’opposizione, Kamal al-Labwani. “Il bombardamento dei carri armati è cessato. Dai minareti di Zabadani i muezzin stanno informando la gente dell’accordo. Credo che la resistenza determinata e le defezioni abbiano obbligato il regime a negoziare. Vedremo se l’accordo reggerà. Il ritiro dovrebbe cominciare domani” ha dichiarato. Le autorità siriane non hanno commentato, e i media ufficiali non hanno riportato la notizia dei combattimenti. Zabadani è una città di 40mila abitanti a crica 30 km a nord ovest di Damasco, ed è uno dei centri più duri contro il regime. L’attacco dell’esercito sarebbe cominciato venerdì; 30 soldati sarebbero morti. Il cessate il fuoco sarebbe stato negoziato fra i leader della città e il viceministro della Difesa Assef Shawkat, cognato di Bashar al-Assad.

Damasco è pronta a permettere agli osservatori della Lega araba di continuare nella loro missione al di là di questa settimana. Nel frattempo il presidente Usa Barack Obama ha dichiarato di voler aumentare la pressione internazionale su Bashar al-Assad affinchè si ritiri. “Sortunatamente continuiamo a vedere livelli di violenza inaccettabili in quel Paese. Continueremo a consultarci da vicino con la Giordania per creare una sorta di pressione internazionale che incoraggi l’attuale regime siriano a farsi da parte”, ha dichiarato Obama dopo un incontro con il re giordano Abdullah a Washington.

Domenica la Lega araba deve decidere se ritirare i suoi 165 osservatori presenti in Siria, o proseguire la missione. Damasco accetta che restino un mese oltre la scadenza, e che il loro numero sia accresciuto, ma si rifiuta di ampliare il raggio della loro attività. Gli osservatori presenteranno la loro relazione il 22 gennaio; ci si attende che dicano che Damasco non ha compiutamente applicato il piano di pace proposto dalla Lega. Lo sceicco del Qatar ha proposto nei giorni scorsi che una forza militare intervenga in Siria per fermare le violenze. Il ministero degli esteri siriano ha dichiarato ieri di essere “sbalordito” dal suggerimento, che è “assolutamente rifiutato”.

La Lega araba potrebbe chiedere al Consiglio di sicurezza dell’Onu di intervenire, ma fino ad oggi Russia e Cina hanno impedito ogni azione contro Damasco. Si sta discutendo su una bozza di risoluzione presentata dalla Russia nei giorni scorsi, senza grandi progressi. I Paesi occidentali non accettano la proposta russa di biasimare in maniera eguale il regime e l’opposizione per la violenza presente nel Paese. Usa, Francia e Germania hanno dichiarato che il testo è inaccettabile. Quattro ore di discussione ieri non sono riuscite a colmare il divario. Intanto la Turchia sostiene che una nave russa, la “Chariot” che conteneva tonnellate di “carico pericoloso”, e cioè armi per la Siria, è stata fatta partire dal porto cipriota di Limassol per la Turchia. Ma nel frattempo è svanita dai radar, e si sospetta che abbia attraccato nel porto siriano di Tartus per scaricare il contenuto delle sue stive.