Arresti di attivisti e popolazione per garantire la sicurezza dell'Assemblea nazionale del popolo
di Wang Zhicheng
Centinaia di persone sono agli arresti domiciliari o nelle "prigioni nere" senza alcun processo. Più di 750mila poliziotti, soldati, guardie giurate garantiscono la "tranquillità" dell'Anp. L'agenzia Chrd denuncia la mancanza di comunicazione fra l'Anp e la popolazione.

Pechino (AsiaNews) - Attivisti per la democrazia, avvocati  i diritti umani, portatori di petizioni contro le ingiustizie subite sono agli arresti domiciliari, sotto stretto controllo, o impediti nei loro movimenti  a Pechino e in tutta la Cina. La "pulizia" è  ormai una tradizione in questo periodo, con le celebrazioni dei due grandi incontri nella capitale: l'Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese, e la Conferenza politica consultiva, che si svolge quasi in parallelo.

Quest'ano, secondo le cifre ufficiali, la sicurezza è al colmo: sono impiegati almeno 750mila persone della sicurezza, dell'esercito, di guardie giurate per garantire che non vi siano manifestazioni, presentazioni di lettere, situazioni imbarazzanti per i delegati  "del popolo".

L'agenzia Chrd (China Human Rights Defenders) elenca oggi una lista delle personalità residenti a Pechino che in questi subiscono soppressione dei loro diritti da parte delle autorità:

 

 

Nel resto della Cina:

 

Il Chrd ha diffuso una dichiarazione (v. qui) in cui condanna la diffusa repressione di attivisti e gente comune con le loro petizioni e chiede la garanzia di canali di comunicazione con l'Anp, la diffusione di informazioni riguardo i rappresentanti dell'Assemblea, domandando che essi siano realmente eletti dalla popolazione e non cooptati dai vertici del Partito in elezioni manipolate.

Il Chrd domanda anche la cancellazione dei laogai (campi di rieducazione con il lavoro forzato) e del sistema di residenza obbligatoria (hukou) per i migranti, che trasferiti in città, sono privi del diritto all'assistenza medica e alla scuola per i figli.