Card. Tong: Pregate per il dialogo Cina-Vaticano e per il nostro ruolo di Chiesa-ponte
di Annie Lam*
Il neo-porporato traccia le linee del suo impegno verso la Chiesa in Cina e verso la società di Hong Kong. Il dialogo fra Cina e Santa Sede porterebbe al bene per entrambi: piena libertà alla Chiesa; alta reputazione alla Cina nella comunità internazionale. Impegno verso i deboli e gli emarginati e accoglienza dei cattolici non cinesi.

Hong Kong (AsiaNews) - Il card. John Tong di Hong Kong, da poco elevato alla porpora, ha ancora una volta ribadito l'importanza della Chiesa del territorio come "Chiesa ponte" e ha chiesto ai fedeli di pregare per la riapertura dei dialoghi fra Cina e Vaticano.

Il porporato 72enne ha spiegato che la cura per la Chiesa in Cina è una delle sue quattro preoccupazioni pastorali. Le altre sono: l'evangelizzazione; la promozione vocazionale al sacerdozio e alla vita religiosa; la cura per i cattolici stranieri (non cinesi) nella diocesi.

Grazie al suo ruolo di " Chiesa ponte", la comunità di Hong Kong aiuta la Chiesa in Cina ad avere una migliore formazione, a riconciliarsi all'interno e giungere alla piena comunione con il papa e con la Chiesa universale, facendo questo in modo "prudente e discreto".

Il nuovo porporato ha tenuto il suo discorso lo scorso 3 marzo nella cattedrale della città, piena all'inverosimile, davanti a centinaia di cattolici, compresi anche cinesi del continente, giunti per celebrare la sua entrata nel Collegio cardinalizio lo scorso 18 febbraio.

Alla messa hanno concelebrato il card. Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong; l'arcivescovo John Hung Shan-chuan di Taipei, personalità della Santa Sede e molti sacerdoti della diocesi. Presenti alla liturgia anche diversi pastori delle altre Chiese cristiane di Hong Kong.

Il card. Tong ha ricordato che nel 1986 il beato Giovanni Paolo II aveva deciso di mandare due inviati per aprire i negoziati

Con il governo cinese, "con vigore e pazienza", ma questo dialogo si è bloccato a causa della canonizzazione dei martiri cinesi nel 2000. Ora il dialogo si è fermato ancora una volta per le due ordinazioni episcopali illecite nel 2011, che hanno costretto la Santa Sede a dichiarare la scomunica dei due candidati coinvolti, secondo il diritto canonico. "Dobbiamo guardare al futuro - ha detto il card. Tong -[perché] solo in un dialogo aperto e sincero si possono risolvere i problemi e giungere a un risultato in cui tutti vinciamo".

Il card. Tong ha domandato preghiere per "la riapertura del dialogo fra Cina e Vaticano" e per "il dono della grazia sugli scomunicati, perché un loro vicino pentimento porti riconciliazione nella Chiesa, e le ferite della nostra Ciesa possano essere sanate".

Il 2 marzo il nuovo cardinale, incontrando i media, ha dichiarato di aver parlato con alcune perosnalità del govenro cinese ed aver sottolineato l'importanza dello scambio e del dialogo. La Cina - ha spiegato - si muove verso una sempre più grande libertà economica, ma la sua politica religiosa è ancora chiusa. Nonostante ciò, egli è ottimista sia riguardo la Cina che per la libertà religiosa.

"Se ai cattolici in Cina viene data piena libertà religiosa anche nelle attività - ha sottolineato - non solo essi potrebbero contribuire con più frutto al benessere della società, ma farebbero guadagnare alla loro patria una reputazione più alta nella comunità internazionale".

A proposito della nomina a cardinale, il card. Tong ha detto di sentirsi "inadeguato, ma grato" e che essa è "un onore e una responsabilità".

Per la diocesi di Hong Kong, egli ha detto che la Chiesa è impegnata a "stabilire una società che rispetti i diritti umani, con una speciale cura per i deboli e gli emarginati", come è evidente dalla dichiarazione pubblicata il 19 febbraio scorso (v.qui), in cui egli ha espresso la speranza per un pieno sviluppo democratico del territorio e una più solida politica a favore della società.

Sull'evangelizzazione, egli ha notato che per la Chiesa sono importanti sia la "quantità"  dei fedeli, sia la "qualità" della loro fede per prepararli a servire sempre meglio la società e la Chiesa.

Ogni anno ad Hong Kong vi sono più di 6mila battesimi, la metà di adulti. La popolazione cattolica di Hong Kong è di circa 540mila, compresi 180mila non cinesi.

Il cardinale ha anche incoraggiato tutte le parrocchie ad avere almeno una messa domenicale in lingua inglese per accogliere sempre più cattolici non cinesi.

* Annie Lam è membro dell'Holy Spirit Study Centre di Hong Kong