Tamil Nadu, protesta antinucleare: 200 arresti. Fermato anche un prete
Manifestavano in modo pacifico contro l’impianto di Kudankulam. Il governo ha dato il via libera ai lavori. Secondo un gesuita, l’India ha bisogno dell’energia nucleare, “fondamentale nel garantire riserve energetiche all’India, ridurre l’inquinamento atmosferico e ottenere vantaggi economici. La gente deve solo essere educata”.

Chennai (AsiaNews) - La polizia del Tamil Nadu ha arrestato circa 200 persone in seguito agli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti antinucleare. Tra questi, anche p. Suseelan, sacerdote del villaggio di Koottapuli. Insieme ad alcuni suoi parrocchiani, aveva partecipato alla protesta pacifica di oltre 5mila persone contro la costruzione della centrale nucleare di Kudankulam, due giorni fa. Ferma condanna di membri della società civile, inclusi ex giudici, scrittori, scienziati, accademici, registi e avvocati, sulla decisione del governo di dare il via libera definitivo al Kudankulam Nuclear Power Project (Kknpp).

La polizia ha registrato gli arresti sotto le sez. 121 ("dichiarare guerra contro il governo dell'India"), 121A ("cospirazione nel tentativo di dichiarare guerra contro il governo dell'India") e 153A ("promuovere inimicizia tra gruppi diversi per motivi di religione, razza, nascita, residenza, lingua") del Codice penale.

Firmato nel 1988 ma avviato solo nel 1997, il progetto dell'impianto nucleare russo di Kudankalam ha subito diversi rinvii, a causa dei ritardi nella fornitura di componenti e dell'ostruzionismo della gente. Dopo l'incidente di Fukushima nel 2011, i timori della popolazione locale sono cresciuti ancora di più e hanno ripreso le proteste in modo regolare.

Padre S. Ignacimuthu sj, direttore dell'Istituto di ricerca entomologica del Loyola College di Chennai, è invece favorevole alla costruzione dell'impianto di Kudankulam. "L'energia nucleare - spiega - può giocare un ruolo fondamentale nel garantire riserve energetiche all'India, ridurre l'inquinamento atmosferico e ottenere vantaggi economici". Secondo il gesuita infatti, la gente è influenzata da alcuni incidenti che hanno coinvolto centrali nucleari (come quello di Fukushima), più che dagli effettivi svantaggi.

"Il nucleare - sottolinea p. Ignacimuthu - non inquina, non rilascia gas serra e non produce piogge acide; i suoi costi di mantenimento sono contenuti; le centrali, se costruite secondo i parametri attuali, sono sicure. Lo smaltimento delle scorie radioattive è la questione più delicata: ma esistono diversi metodi, e l'India può sfruttare la propria conformazione geologica e delle acque a suo vantaggio". Al contrario, nota, "le risorse rinnovabili [come sole, acqua, vento, ndr] sono costose; hanno limiti strutturali; hanno un alto impatto ambientale". Per tali ragioni, conclude, "costruire la centrale nucleare è fondamentale per uno sviluppo sostenibile dell'India. Bisogna educare le persone a queste nuove forme di energia".

L'energia nucleare è la quarta risorsa di elettricità più grande dell'India e contribuisce al 3% del fabbisogno totale del Paese. Al momento, 20 reattori in sei centrali nucleari producono 4.780 MW di elettricità. Gli impianti sono: Kaiga (Karnataka), 880 MW; Kakrapar (Gujarat), Kalpakkam (Tamil Nadu), Narora (Uttar Pradesh), 440 MW ciascuno; Rawatbhata (Rajasthan) 1.180 MW; Taraour (Maharashtra), 1.400 MW. (NC)