Bahrain, la Fia ignora le proteste pro-democrazia e conferma il Gran premio di Formula 1
Nei giorni scorsi migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere riforme, democrazia e la liberazione degli attivisti arrestati. Berni Ecclestone, responsabile della Fia, sottolinea che tutto รจ tranquillo, le proteste sono un'invenzione dei media. Il Gran premio porta nella casse dello Stato oltre 500 milioni di dollari Usa.

Manama (AsiaNews/ Agenzie) - La Federation Internationale de l'Automobile (Fia) darà il via al gran premio di Formula 1 come da programma, nonostante le proteste contro il governo per chiedere democrazia e riforme. Ieri la società responsabile delle corse automobilistiche ha sottolineato "che secondo fonti autorevoli, vi sono adeguate misure di sicurezza per disputare la gara il 22 aprile".

Tuttavia, nei giorni scorsi oltre 5mila persone sono scese in piazza per chiedere il rilascio di Abdulhadi al-Khawaja, attivista per i diritti umani arrestato nel 2011 durante le manifestazioni pro-democrazia della Primavera araba. Nelle proteste vi sono stati diversi feriti e decine di arresti. Condannato al carcere a vita nell'aprile 2011, l' 8 febbraio scorso al Khawaja ha iniziato uno sciopero della fame. Dopo 63 giorni senza cibo, lo scorso 11 aprile le autorità l'hanno trasferito in un ospedale militare. A tutt'oggi le sue condizioni di salute sono critiche. 

Il Bahrain è un Paese a maggioranza sciita, ma governato da una famiglia reale sunnita alleata dell'Arabia Saudita. Da oltre un anno la popolazione chiede riforme costituzionali e l'allontanamento del premier, lo sceicco  Khalifah ibn Salman al-Khalifah, al potere dal 1971. Nel marzo 2011 l'opposizione sciita ha organizzato una sollevazione popolare, sull'onda della "primavera araba". Per reprimere le manifestazioni il governo ha chiesto aiuto all'alleato saudita, che è intervenuto inviando le forze speciali autorizzate a sparare sui dimostranti. Negli scontri sono morte 24 persone, tra cui 4 poliziotti. Il clima di tensione aveva costretto la Fia ad annullare la gara, che porta nelle casse dello Stato dai 400 ai 500 milioni di dollari americani.

Incurante della situazione di crisi sociale ed economica che sta vivendo il Paese, Bernie Ecclestone, il patron della Formula 1, ha risposto così a quanti si opponevano alla disputa del Gran premio: "In Bahrain non sta accadendo nulla di particolare è tutta un'invenzione dei media. Conosco persone che vivono nel Paese e mi hanno confermato che la situazione è tranquilla. Tutte le squadre sono felici di partecipare alla gara".