Jakarta: niente tracce di “traffico di organi”, sui corpi degli operai uccisi in Malaysia
di Mathias Hariyadi
Dall’autopsia era emerso che i cadaveri erano privi di cuore, occhi e reni. Un funzionario di polizia, di rientro da Kuala Lumpur, smentisce possibili manomissioni delle salme. Gli immigrati, impiegati nell’edilizia, morti in uno scontro con le forze dell’ordine. Per Kuala Lumpur stavano compiendo una rapina e hanno opposto resistenza al fermo.

Jakarta (AsiaNews) - Non vi sono tracce di "un traffico di organi umani" che, secondo le prime ipotesi, sarebbero stati prelevati da tre lavoratori clandestini indonesiani, uccisi in uno scontro con la polizia nel marzo scorso in Malaysia. Sono questi gli ultimi sviluppi di una intricata vicenda che ha rischiato di innescare una guerra diplomatica fra Jakarta e Kuala Lumpur. Oggi l'ufficiale di polizia Bambang Purwanto, alto funzionario del ministero indonesiano del Lavoro, ha infatti dichiarato che "non esistono prove concrete" che gli organi interni di Herman (uno dei tre operai uccisi) siano stati "prelevati illegalmente in Malaysia" come gran parte dell'opinione pubblica e la famiglia ritenevano dopo i primi risultati emersi dall'autopsia effettuata ieri a Lombok, provincia di West Nusa Tenggara. Dal cadavere dell'uomo, queste le indiscrezioni filtrate nelle scorse ore, mancherebbero infatti gli occhi, il cuore e i reni.

I fatti risalgono al 23 marzo: la polizia malaysiana compie un rastrellamento nei pressi di Port Dickson, Stato malaysiano di Negeri Sembilan, nel contesto di una più ampia operazione contro l'immigrazione clandestina e lo sfruttamento del lavoro illegale. Tre operai indonesiani, impiegati nell'edilizia, di nome Herman, Abdul Kadir Jaelani e Mad Noon hanno opposto resistenza al fermo e - secondo la ricostruzione delle autorità di Kuala Lumpur - avrebbero reagito attaccando armati di machete. Gli agenti hanno aperto il fuoco, uccidendoli.

L'episodio sembrava destinato a rimanere una delle tante (tristi) pagine di cronaca locale, fatta di miseria e sfruttamento, con i corpi rimpatriati e restituiti alle famiglie - la consegna è avvenuta il 5 aprile - le quali, in tutta fretta, dispongono la sepoltura senza ulteriori approfondimenti. I parenti di Herman, invece, hanno chiesto il disseppellimento del cadavere e l'esame autoptico. E in un primo momento sarebbe emerso che i cadaveri erano privi di tre importanti organi, forse prelevati prima ancora che le salme venissero rimpatriate.

Il sospetto iniziale - che ha sollevato indignazione e ira nell'opinione pubblica - è che cuore, reni e cornee siano stati espiantati senza consenso, per alimentare il mercato nero internazionale del traffico di organi. Molte delle nazioni asiatiche - fra cui la Cina, famosa per la pratica di prelevare organi dai condannati a morte - sono infatti note per il fiorente mercato clandestino, che porta persone bisognose a spendere decine di migliaia di dollari nel tentativo di curare le più diverse patologie.

Le autorità malaysiane fin dal primo momento hanno respinto al mittente ogni addebito e negato le accuse, ma in Indonesia era già divampata la polemica politica con la richiesta di chiarimenti ufficiali avanzata da diversi parlamentari al governo e al presidente Susilo Bambang Yudhoyono. Poco fa la smentita di Purwanto - di rientro da una missione proprio in Malaysia, allestita in tutta fretta per raccogliere ulteriori elementi da Kuala Lumpur - il quale ha aggiunto un ulteriore dettaglio: i tre immigrati sono stati uccisi dalla polizia mentre stavano compiendo una rapina, mascherati e armati di machete. Al momento non si hanno però altre dichiarazioni ufficiali e anche dal ministero degli Esteri non arrivano informazioni più dettagliate, su una vicenda che continua però a presentare lati oscuri.