Vicario Apostolico di Aleppo: massacro degli studenti provocato da infiltrati libici e turchi
Mons. Giuseppe Nazzaro racconta i retroscena dell'assalto dell'esercito contro l'università, costato quattro vittime. Da mesi i militanti stranieri tentato di influenzare gli universitari dell'Ateneo. Lo scopo è portare la violenza anche ad Aleppo, unica città rimasta al di fuori delle violenze fra ribelli e regime. Le manipolazioni dei media.

Aleppo (AsiaNews) -  "L'università di Aleppo è piena di infiltrati libici e turchi che da mesi tentano di portare dalla loro parte i giovani siriani. Questa gente è armata e ha provocato l'esercito che ha risposto con la forza ". È quanto afferma ad AsiaNews, mons. Giuseppe Nazzaro, Vicario apostolico di Aleppo sull'assalto delle forze di sicurezza al dormitorio universitario, costato la vita a quattro studenti.  Il prelato francescano vive a soli 150 metri dall'università e ha vissuto in diretta l'attacco avvenuto il 2 maggio nel corso di una manifestazione di oltre 1500 universitari contro il regime. Secondo il racconto di alcuni testimoni, i militari hanno inseguito i giovani dentro le loro camere e arrestato oltre 200 persone.  Per evitare nuove tensioni le autorità hanno chiuso l'Ateneo fino alla fine dell'anno accademico.  

"Aleppo è l'unica città che non si è rivoltata  contro Assad - spiega il vescovo -  in questi mesi vi sono state solo manifestazioni sporadiche, la popolazione non vuole la violenza". Mons. Nazaro sottolinea che "per portare anche nella nostra città un clima di violenza e caos i militanti islamici tentano di influenzare i giovani a compiere atti sconsiderati e pericolosi, che mettono in pericolo tutta la popolazione".  

Dopo i fatti del 2 maggio  anche ad Aleppo si vive un clima di tensione e violenza. Nell'università studiano oltre 40mila studenti provenienti da tutto il Paese. Molti di loro non possono tornare a casa a causa della guerra.  Mons. Nazaro racconta che i conventi e le parrocchie hanno aperto le loro porte a centinaia di ragazzi. "Nella nostra residenza - afferma - si sono rifugiate circa 20 ragazze, cristiane e musulmane, fuggite dai loro dormitori dopo il blitz dell'esercito. Esse si aggiungono alle altre 40 giovani studentesse ospitate nel nostro studentato".

Il Vicario apostolico afferma che la situazione sta precipitando: Turchia, Libia e altri Paesi musulmani stanno inviando militanti e armi per sostenere la guerra contro Assad.  Ciò ha creato una situazione che rende impossibile qualsiasi iniziativa di cessate il fuoco e riconciliazione. "Chi ne fa le spese - afferma - è la popolazione, che non potrà sopportare a lungo questo clima di violenza e crisi economica".

Secondo il prelato la maggior parte delle informazioni diffuse dai media occidentali sono false o manipolate.   "Giornali e organi di stampa - spiega - utilizzano solo le notizie pubblicate da al - Jazeera e da altri media arabi finanziati da Qatar e Arabia Saudita. Essi sono fra i principali sostenitori dei ribelli siriani e il loro unico interesse è creare il caos per far cadere il regime di Assad".  

Dopo un anno di scontri,  il bilancio della guerra fra regime siriano e Free Syrian Army è di 9mila vittime e decine di migliaia di sfollati, secondo dati Onu. Il governo Assad sostiene invece che i morti sono  3.838:  2.493 civili e 1.345 fra militari e forze di sicurezza.   

Intanto, continua la missione degli osservatori Onu giunti in Siria dopo il cessate il fuoco fra ribelli e regime iniziato lo scorso 12 aprile. Ieri, il generale Mood Robert, responsabile della missione della Nazioni Unite, ha invitato l'esercito a interrompere per primo le violenze, che continuano a verificarsi in tutto il Paese nonostante la tregua.  Secondo Neeraj Singh, portavoce a Damasco della missione, la presenza degli osservatori sta avendo un effetto positivo e il governo sta dando una certa libertà di movimento ai 50 caschi blu presenti sul territorio siriano. (S.C.)1