Indonesia, gruppo paramilitare islamico difende cristiani, indù e buddisti
di Mathias Hariyadi
Si chiama Banser ed è una costola del Nahdlatul Ulama (Nu), movimento che dal 1926 si propone di proteggere tutte le minoranze del Paese. Di recente, hanno sventato un’aggressione di fondamentalisti islamici contro una scrittrice canadese. Secondo i membri del Nu “musulmani e cristiani credono nello stesso Dio”; la diffusione dell’islam radicale dipende “dal governo, che li appoggia per timore di perdere voti”.

Yogyakarta (AsiaNews) - Minacciata di morte da gruppi fondamentalisti islamici per aver scritto un libro che parla di islam e libertà: è accaduto a Irshad Manji, giornalista e scrittrice canadese, in Indonesia per promuovere il suo Allah, Liberty and Love. Da settimane, esponenti di movimenti radicali impediscono all'autrice di presentare il volume, spesso aggredendo chi partecipa agli incontri. Soltanto durante un discorso tenuto nella sede della Free Journalist Alliance a South Jakarta non vi sono state aggressioni, grazie all'intervento di membri del Banser, gruppo paramilitare del Nahdlatul Ulama (Nu), movimento musulmano sciita che difende le minoranze etniche e religiose del Paese.

Fondato nel 1926 da Kiai Hajj Hasyim Ashari - nonno del defunto presidente indonesiano Abdurrahman Wahid, detto Gus Dur -, negli anni è divenuto una bandiera dell'islam moderato. Dal Nu sono poi nati l'unità paramilitare Banser e l'ala giovanile Gerakan Pemuda Ansor.

Kiai Hajj Nuril Arifin Husein, leader musulmano di Semarang (provincia di Central Java), spiega ad AsiaNews: "Il vero islam sostiene lo spirito di tolleranza e amore tra gli esseri umani. Con i cristiani, crediamo nello stesso Dio. Le differenze sono nel modo di praticare la nostra fede: non c'è motivo di preoccuparci di chi esercita la fede in modo diverso da noi. I leader musulmani dovrebbero mettere in pratica questo spirito di tolleranza, invece di parlarne soltanto in seminari e conferenze".

Secondo Aan Anshori, un membro nel Nu, il problema in Indonesia è che "il governo teme di perdere l'appoggio dei gruppi fondamentalisti musulmani", e per questo non prende le misure necessarie per fermarli. "Se osserviamo le aggressioni a Irshad Manji - spiega - erano sempre di radicali islamici: nel libro parla di libertà [al hurriyah], giustizia [al 'adalah] e uguaglianza sociale [al musawwa]. Idee che questi gruppi non comprendono".