Nuovo sciopero generale in Bangladesh, contro gli arresti “illegittimi” del governo
Il Bangladesh Nationalist Party (Bnp) chiede la liberazione di 33 membri del partito, fermati ieri con l’accusa di incendio doloso durante le proteste antigovernative del mese scorso. Leader Bnp: sono arresti politici, per nascondere le sparizioni forzate degli oppositori del governo.

Dhaka (AsiaNews) - Il Bangladesh Nationalist Party (Bnp, alla guida dell'opposizione) ha indetto oggi uno sciopero generale (hartal) di 24 ore a Dhaka, per chiedere il rilascio di alcuni leader del partito. Ieri la polizia ha arrestato 33 esponenti del Bnp, accusati di aver appiccato un incendio durante proteste antigovernative il mese scorso. Tra i fermati, c'è anche Mizra Kakhrul Islam Alamgir, segretario generale del Bnp. Lo sciopero è iniziato questa mattina intorno alle 6 (ora locale), almeno 10 attivisti sono rimasti feriti in scontri con la polizia, ma non si registrano violenze gravi.

Secondo il Bnp, la corte ha emesso i mandati d'arresto per "ragioni politiche", al fine di mettere in ombra le "legittime proteste" contro la sparizione di Ilias Ali, ex parlamentare e segretario organizzativo del partito nazionalista a Sylhet. Di Ali si sono perse le tracce il 17 aprile scorso, e l'opposizione ritiene responsabile della sua scomparsa il governo di Sheikh Hasina, primo ministro e leader dell'Awami League. In questi mesi, l'esecutivo sta attraversando una serie di scandali legati alla corruzione, che il Bnp di Khaleda Zia cerca di sfruttare a proprio vantaggio.

È in questa ottica che l'opposizione ha indetto due giorni fa una marcia contro il governo, finita in violenze che hanno provocato il ferimento di almeno 200 persone. L'incendio doloso di cui sono accusati i 33 leader del Bnp risale invece alla fine di aprile, quando il partito nazionalista ha indetto uno sciopero generale di cinque giorni contro l'aumento dei prezzi e per ripristinare un caretaker government ("governo provvisorio") in vista delle prossime elezioni presidenziali (2014).

La scomparsa di Ilias Ali si aggiunge alle altre 22 avvenute solo nel 2012 e segnalate da associazioni locali per i diritti umani. Dopo le morti "per infarto" durante gli interrogatori, o in sparatorie a seguito di tentate fughe, il governo ha inventato le sparizioni per eliminare le voci di dissenso. Sintomo di una politica "muscolare" in cui i partiti (dal governo, all'opposizione) non riescono a uscire da una logica della violenza, spaventati dal dibattito e dal confronto libero. (NI)