Nepal, cristiani, musulmani e indù per una convivenza senza scontri
di Kalpit Parajuli
Da 25 giorni i gruppi tribali bloccano il Paese con scioperi e manifestazioni violente, in vista della consegna nuova costituzione il 28 maggio. Essi chiedono uno Stato federale diviso in base alle etnie. Il governo schiera l'esercito per evitare nuovi scontri fra minoranze etniche e indù.

Kathmandu (AsiaNews) - "Fermare subito le violenze fra gruppi etnici e lavorare per la pace nel Paese". È l'appello di cristiani, buddisti, indù e musulmani ai leader tribali che da 25 giorni bloccano il Nepal per chiedere più tutele nelle nuova costituzione che verrà approvata il 28 maggio. I leader religiosi invitano le minoranze tribali ed etniche al rispetto reciproco e sottolineano la necessità di favorire un clima di riconciliazione dopo 11 anni di guerra civile.

In vista della data di consegna della nuova costituzione, tutti i gruppi etnici del Paese stanno cercando di piegare a proprio vantaggio la futura configurazione dello Stato. Da oltre una settimana a Kathmandu si  registrano scontri con feriti fra minoranze tribali favorevoli al federalismo e indù  contrari alla partizione dello Stato secondo le etnie. In totale la polizia ha arrestato più di 50 persone.

Ieri, migliaia di  tribali, fra cui i Newar della valle di Kathmandu, hanno iniziato uno sciopero generale che potrebbe estendersi a tutto il Paese. Per evitare nuovi scontri fra gruppi etnici, il governo ha dispiegato l'esercito nel centro della capitale e nelle aree più a rischio. Oggi, Baburan Bhattarai, Primo ministro nepalese, ha annunciato lo Stato di allerta e prorogato a tempo indeterminato la chiusura delle scuole e di molti uffici pubblici. In alcune città si sono formati gruppi di sicurezza multi-etnici che collaborano con la polizia.  

Mons. Anthony Sharma, vicario apostolico del Nepal, sottolinea che a causa dello sciopero generale, migliaia di persone patiscono la fame. Nelle regioni occidentali alle pendici dell'Himalaya interi villaggi hanno terminato le scorte di cibo, medicinali e acqua potabile. "La violenza settaria non ha senso - afferma il prelato - e non ha mai portato nulla di buono. In questo momento storico le persone di fedi differenti dovrebbero essere più tolleranti e non combattere fra loro". Dello stesso parere è Nazrul Hussein, leader dell'Islamic Federation of Nepal. Egli sottolinea che "da secoli le diverse culture del Paese vivono in armonia. Tale convivenza è possibile solo attraverso un dialogo pacifico fra i vari gruppi etnici, che deve essere sostenuto anche dai politici.