Tokyo: sale la fiducia dei consumatori, ma resta l'allarme energetico
Per la seconda volta in due mesi l'indice che attesta la fiducia nell'economia è salito. Ma il premier avverte: "Senza centrali nucleari rischiamo disoccupazione e fuga di capitali all'estero". L'opinione pubblica e le religioni, però, non sono d'accordo.

Tokyo (AsiaNews) - Per il secondo mese consecutivo, l'indice che misura la fiducia dei consumatori in Giappone è salito di 0,7 punti a maggio rispetto ad aprile, quando aveva segnato la prima flessione dalla catastrofe provocata dallo tsunami dell'11 marzo 2011. L'indice - reso noto oggi dal governo -  si è attestato e 40,7 punti dai 40 del mese precedente, dopo il calo di 0,3 punti di aprile. Un risultato inferiore a 50 indica recessione, mentre un dato superiore vuol dire espansione.

Nonostante la (relativamente) buona performance, però, il Paese del Sol Levante si trova in una delle congiunture economiche peggiori della sua storia. Senza energia nucleare, gravato dal maggior debito pubblico al mondo e con una serie di governi instabili che si susseguono da tempo, il Giappone deve far ripartire la propria attività industriale.

Per questo, il primo ministro nipponico Yoshihiko Noda ha lanciato un appello pubblico lo scorso 8 giugno:  "Il Giappone deve far ripartire due reattori per salvaguardare la sussistenza e l'economia del Paese. Si tratta di una posizione che è nell'interesse della vita delle persone, dopo che sono state messe a punto tutte le misure di sicurezza necessarie per la riattivazione degli impianti 3 e 4 della centrale di Oi.

L'urgenza espressa da Noda è dovuta all'arrivo dell'estate, e quindi allo spettro di una grande carenza di energia, con ricadute potenzialmente pesantissime. Lo scorso maggio è stato disattivato per le consuete operazioni di manutenzione - obbligatorie ogni 13 mesi - anche l'ultimo reattore sui 50 in funzione prima del disastro di Fukushima. Non era mai accaduto in oltre 40 anni.

"Un'elettricità economica e sicura è vitale. Se restano spenti tutti i reattori, che prima fornivano il 30% del fabbisogno energetico, la società giapponese non potrà sopravvivere", ha avvertito Noda, aggiungendo che la naturale conseguenza sarebbe la fuga all'estero di molte aziende e dunque la perdita di posti di lavoro. Ora il premier dovrebbe formalizzare la sua decisione, ma prima serve l'autorizzazione del governatore della prefettura di Fukui, dove si trovano i due impianti. L'opinione pubblica giapponese, però, continua a essere in gran parte contraria al nucleare, nonostante la consapevolezza delle difficoltà che si prospettano.

Anche le religioni si sono espresse contro il ritorno al nucleare. Due pastori protestanti, Hiroki Nonaka e Koichi Kimura, hanno pubblicato in questi giorni un libro dal titolo "Centrali nucleari e cristianesimo" in cui attaccano la dedizione del governo all'energia atomica, che sarebbe contraria alle Sacre Scritture.