Sul settore energetico i primi attriti tra governo e Cremlino
di Nina Achmatova
L’ex vice premier e uomo di Putin, Igor Sechin, fonda il “club del petrolio” e torna ad assumere un ruolo istituzionale come capo della nuova commissione per l’oil&gas presso la presidenza. Analisti: mossa per indebolire il governo Medvedev, a cui spetterebbe decidere la politica energetica.

Mosca (AsiaNews) - Gli analisti lo avevano predetto: con lo scambio di ruoli tra Dmitri Medvedev e Vladimir Putin alla guida della Russia si sono instaurati di fatto due governi, uno al Cremlino e uno alla Casa Bianca (la sede dell'esecutivo russo), la cui convivenza non sarà semplice. Il primo scontro pare già in atto e interessa l'energia, settore di rilevanza strategica per la Federazione e da cui dipende gran parte del bilancio pubblico.

L'ex vice primo ministro con delega alle risorse energetiche Igor Sechin, uomo del presidente Putin, è stato escluso dal nuovo gabinetto di Medvedev - col quale i rapporti sono da tesi da tempo - ma ha tutte le intenzioni di continuare a rimanere un punto di riferimento nel settore, aggirando il suo sucessore Arkady Dvorkovich. Anche chiamato lo "zar dell'energia" per il suo potere, Sechin è stato nominato il mese scorso a capo della major petrolifera di Stato Rosneft e da qui ha lanciato la sua campagna per mantenere una forte influenza in campo energetico. Lo scorso 8 giugno, ha fondato il "club del petrolio", un circolo che riunisce i top manager delle maggiori compagnie petrolifere russe e che ha intenzione di riunirsi regolarmente per discutere i problemi comuni. Già alla sua nascita il club ha creato imbarazzi al governo: la riunione convocata da Sechin coincideva con un incontro dei vertici del settore con Dvorkovich, di cui la Casa Bianca ha dovuto spostare l'orario di inizio per non rischiare diserzioni illustri.

Secondo fonti dell'autorevole quotidiano Vedomosti, il club mira a portare a uno stesso tavolo i principiali attori del settore "per discutere lo stato dei loro affari e ascoltare le opinioni di Sechin, capo della più grande compagnia petrolifera russa". Tra le compagnie che hanno accettato l'invito al "pranzo a porte chiuse" nella sede di Rosneft, a Mosca: Surgutneftgas, Bashneft, GazpromNeft e Tnk-Bp, la joint-venture tra il consorzio di oligarchi russi AAR e la Britsh Petroleum. Assenti solo Lukoil e Tatneft, per impegni improrogabili, hanno fatto sapere.

Lo zar dell'energia, però, pare volere di più. Stando a indiscrezioni del quotidiano Rbc, l'ex vice premier puntava a trasformare il "club del petrolio" in un consiglio per l'energia presso la presidenza russa, proposta avanzata a Putin attraverso una lettera. E già accettata, a quanto pare. Il 15 giugno, Putin in persona ha nominato il suo uomo di fiducia segretario di una commissione da lui stesso presieduta e incaricata dello sviluppo dell'industria energetica. L'iniziativa - fanno notare alcune fonti - è "una mossa politica e di immagine con cui si vuole dimostrare che Sechin è ancora la figura più influente nel settore, ma è anche un modo per indebolire i poteri del nuovo curatore dell'oil&gas per il governo", Dvorkovich. Quest'ultimo aveva escluso che il "club del petrolio" possa sovrapporsi al lavoro delle agenzie governative che si occupano di energia, ma ora che Sechin è tornato a occupare un ruolo istituzionale le cose cambieranno. "E' verosimile che tutte le questioni dell'oil verranno trattate direttamente tra le compagnie e il presidente bypassando il governo - ha spiegato il direttore del Centro per l'informazione politica Alexei Mukhin - è anche chiaro che le major ancora non si fidano del nuovo governo e per questo hanno bisogno di orientarsi verso l'unico punto di riferimento sicuro, rappresentato da Putin e dai suoi uomini".