Li Keqiang: “Dobbiamo riformare la nostra economia, siamo sbilanciati”
Il vice premier cinese, che a ottobre dovrebbe divenire primo ministro, sottolinea la necessità di cambiare il sistema economico nazionale: “Basta con gli sprechi, di denaro e di energia”. Ma al Paese oggi serve un vero mercato interno e una riforma del lavoro che metta al centro il lavoratore. Scende di nuovo la stima per il Pil del 2012, che sarà il più basso dal 1990.

Pechino (AsiaNews) - Il vice premier cinese Li Keqiang, in procinto di diventare primo ministro nel corso del Congresso comunista di ottobre che cambierà la leadership del Paese, ha sottolineato la necessità di mettere in campo un piano di riforme economiche che spinga le industrie nazionali e riduca le spese inutili. Li, considerato un riformista, si mette così in scia con l'attuale governo ma "apre" a chi vede nell'attuale sistema economico cinese un "mostro" in procinto di esplodere.

Diversi analisti sottolineano infatti che il gigante asiatico sia troppo sbilanciato nelle esportazioni, e aggiungono che senza la creazione di un mercato interno - con il conseguente aumento dei salari e dei diritti dei lavoratori - la Cina rischia di implodere molto presto. Inoltre, l'attuale sistema commerciale costringe il regime a trattare come schiavi i propri cittadini che - sempre di più negli ultimi tempi - iniziano a ribellarsi, con conseguente instabilità sociale.

Li ha parlato alla prestigiosa Accademia cinese delle scienze e ha messo in luce che il Paese "ha bisogno di velocizzare lo sviluppo di nuovi settori strategici, fra cui la conservazione energetica, la protezione ambientale, la bio-industria e l'hi tech. Pechino deve giocare un ruolo chiave nelle riforme, mettendo da parte inutili progetti di costruzione che costano troppo".

A causa della crisi finanziaria europea e di quella del mondo del lavoro americano, il governo cinese è stato costretto a rivedere di nuovo al ribasso le stime per il Prodotto interno lordo relativo al 2012. Gli analisti dell'esecutivo ritengono che il dato si assesterà intorno al 7,5 %, il tasso più debole dal 1990.