Difficile, ma indispensabile, proporre il sacerdozio ai giovani della società secolarizzata
Il documento "Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale". In dieci anni sono aumentati nel mondo coloro che si preparano a divenire preti. L'Asia il continente con il maggior numero di vocazioni.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Crescono le vocazioni nel mondo: guardando al numero degli studenti di filosofia e di teologia, sia delle diocesi che delle congregazioni religiose maschili, si vede che in dieci anni, dal 2000 al 2010, essi sono passati da 80.245 a  82.262. Da notare che il continente che vanta il maggior numero di coloro che sono considerati candidati al sacerdozio è l'Asia che, nel periodo, è salita da 25.174  a 33.282. Ancora, i numeri dicono che a fronte del dato complessivo, i Paesi di antica cristianità, in primo luogo l'Europa, continuano a vedere una crisi delle vocazioni, con una diminuzione di studenti, nel decennio, da 26.879 a 20.564.

Il dato fa da sfondo al documento "Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale" della Congregazione per l'educazione cattolica e della Pontificia opera per le vocazioni sacerdotali, presentato oggi in Vaticano dal card. Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'educazione cattolica, da mons. Jean-Louis Bruguès, O.P. e da mons. Angelo Vincenzo Zani, rispettivamente segretario e sottosegretario del medesimo dicastero.

Se, come si legge nel documento, "la cura delle vocazioni al sacerdozio è una sfida permanente per la Chiesa", si tratta di vedere quali sono nel mondo di oggi gli ostacoli alla scelta della vita sacerdotale o religiosa. Il documento, in proposito, indica tre ragioni principali che contrastano la pastorale vocazionale e che si rendono evidenti soprattutto nelle Chiese di antica tradizione cristiana dell'area occidentale. Esse sono: "Il calo demografico e la crisi della famiglia che riducono drasticamente il numero dei ragazzi e dei giovani e rendono la loro vita, anche sotto il profilo della fede, più difficile e intimorita da un presente frammentato e minaccioso e da un futuro che si prospetta incerto. In secondo luogo la diffusa mentalità secolarizzata e il conseguente abbandono della vita cristiana da parte di tanti credenti; ciò rende sempre più difficile compiere scelte radicali e durature nel tempo, a causa di un contesto culturale più relativista, che incide negativamente sulla formazione di figure vocazionali consistenti e stabili. E infine, le condizioni difficili della vita e del ministero del prete, esposto a profonde trasformazioni ecclesiali e sociali che causano sovente, da un lato, emarginazione e insignificanza del suo ruolo, e dall'altro il rischio di ridurre il ministero sacerdotale a un mestiere tra i tanti. Anche da questi fenomeni, largamente presenti e influenti in varie parti del mondo, può derivare lo sconforto e il basso profilo spirituale di alcuni preti".

"Non solo una mentalità secolarizzata, ma anche opinioni erronee all'interno della Chiesa - si legge ancora - portano a deprezzare il carisma e la scelta celibataria, anche se non possono essere taciuti i gravi effetti negativi dell'incoerenza e dello scandalo, causato dall'infedeltà ai doveri del ministero sacerdotale quali, ad esempio, gli abusi sessuali".

Se questi sono i problemi e gli ostacoli, il documento indica le condizioni necessarie perché chiamata alla vocazione possa essere seguita. Anzitutto, occorre creare un terreno fecondo di vita cristiana nella comunità ecclesiale. "Sarà solo il fuoco dello Spirito Santo, ricevuto e custodito in un'autentica vita di fede, che porterà la temperatura del clima vocazionale al livello necessario affinché i semi deposti dal Signore nel cuore di tanti giovani possano sbocciare e portare frutti abbondanti". "l'insostituibile funzione della preghiera"; una "pastorale integrata che realizza una coerente convergenza di programmi e proposte tra i vari soggetti responsabili dell'educazione cristiana"; "un nuovo slancio di evangelizzazione e di missionarietà che susciti nei giovani una forte passione per il Vangelo"; "l'insostituibile e centrale funzione della famiglia"; "la coerente e gioiosa testimonianza di vita dei presbiteri"; l'efficacia educativa delle esperienze di volontariato.

Di fronte poi a quella che viene definita "tendenza a una progressiva trasformazione del sacerdozio in professione o mestiere". Viene ricordato che "la vocazione al sacerdozio ministeriale si muove nell'ambito del dialogo d'amore tra Dio e l'uomo". "Tale dialogo, se da un lato è ciò che avviene in ogni vocazione cristiana, dall'altro assume i tratti caratteristici della chiamata a una relazione tipica, stabile e molto esigente con Gesù stesso, unico modello del sacerdozio del Nuovo Testamento. Questa relazione cambia la fisionomia spirituale del chiamato in modo profondo e stabile".

In conclusione, il documento ripete nuovamente che "il campo fecondo della semina vocazionale è una comunità cristiana che ascolta la Parola, prega con la liturgia e testimonia la carità; e rivolge a tutta la Chiesa un incoraggiamento a riprendere con fiducia il proprio impegno educativo per l'accoglienza della chiamata di Dio al ministero sacerdotale, che ancora oggi dobbiamo ritenere diffusa dalla sua Provvidenza e adeguata alle necessità ecclesiali e a quelle dell'evangelizzazione del mondo".