Ergastolo per l'ex capo del Partito che ha ucciso la steppa mongola
Per 8 anni Liu Zhouzhi ha intascato bustarelle favorendo lo sfruttamento minerario della regione fino a distruggere il paesaggio, inquinare i terreni e inaridire le fonti dei pascoli.

Pechino (AsiaNews) - L'ex capo del Partito comunista nella Mongolia interna è stato condannato al carcere a vita per aver preso mazzette che hanno portato all'inquinamento della steppa mongola e all'oppressione dei pastori mongoli. Secondo la sentenza, pubblicata ieri sul Beijing News, Liu Zhozhi, che era stato radiato dal Partito prima del processo, ha usato i suoi otto anni al potere per intascare fino a 8,17 milioni di yuan (oltre un milione di euro).

La sentenza, emessa il 2 luglio scorso dal Tribunale del popolo di Pechino, non è stata impugnata dal condannato.

Secondo l'accusa, dal 2002 al 2010 Liu è stato in successione capo della lega governativa di Xilingol; poi segretario del partito; poi vicepresidente del governo della Regione autonoma. Grazie al suo potere egli ha accettato bustarelle e percentuali per approvare nuove imprese economiche, dando soprattutto licenze per la requisizione di terre a fine di sfruttamento minerario.

Negli ultimi anni la corsa a sfruttare miniere nella regione di Xilingol - dal rame alle terre rare - ha portato alla distruzione di paesaggi, prosciugamento delle fonti e relativa aridità dei pascoli, inquinamento delle terre. Per molto tempo i pastori mongoli si sono lamentati e ribellati, anche se il governo ha cercato di sopprimere le rivolte.

Liu Zhuozhi si è arricchito anche facilitando promozioni nel Partito per i suoi amici. Per ogni promozione egli riceveva circa 650mila yuan.

La corte l'ha condannato a una pena "leggera" (non alla pena di morte) perché Liu ha confessato i suoi crimini e ha ridato indietro il denaro ricevuto in bustarelle.